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Esempi di processo: Giordano Bruno



Giordano Bruno è "l'ultimo uomo del rinascimento, per la sua cultura enciclopedica; sostiene le teorie di Copernico, è anche astrologo, fa oroscopi, scrive commedie e, grazie all'arte mnemonica in suo possesso, sapeva insegnare come ricordare tutto. Bruno non crede a nulla: non crede ai santi, alle immagini, alla trinità. La prima volta viene accusato e poi processato per possesso di libri proibiti ma scappa. Esule, va a Ginevra e gira l'Europa, torna a Venezia dove viene tradito da un aristocratico che lo ospitava. Viene imprigionato per tutte le idee "sbagliate" che esprime sulla religione cristiana. Durante il processo afferma di non credere alla messa, perché non crede alla transustanziazione, non crede alla verginità della madonna, crede che le anime siano spirituali ma create dalla natura. Il Sant'Uffizio veneziano, sempre molto tollerante nei confronti di questo tipo di reati, si limita a delle penitenze spirituali ma poi lo manda a Roma. In carcere a Roma viene accusato dai compagni di cella. Qui è difficile trovare una imputazione precisa, un reato qualificabile. Alla qualificazione del reato pensa un cardinale Roberto Bellarmino, il quale cerca di raggruppare tutti gli spropositi di Bruno e formula 8 proposizioni ereticali, su cui chiede l'abiura che Bruno non fa. Viene quindi dichiarato eretico impenitente e sarà bruciato il 17 febbraio 1600 in campo dei Fiori. Il rogo di Giordano Bruno è una sconfitta per la Chiesa perché il Sant'Uffizio romano non ama i roghi, come dice Black, preferisce l'abiura e il perdono. Mettere insieme le eresie ideologiche che si esprimono, le pratiche magiche e le blasfemie era difficile da gestire.

Tratto da STORIA DELL’INQUISIZIONE ROMANA di Federica Palmigiano
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