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Riforma protestante: controriforma cattolica



La riforma protestante comincia con le tesi di Lutero. La cosa che ha compreso è che tra la fine del '400 e il primo trentennio del '500 c'è un grande fermento religioso di ordini religiosi del clero regolare (frati) e secolare (preti) e di laici, che dibattono in maniera spesso molto appassionata, scrivono e leggono su temi come libero arbitrio, la predestinazione, il problema della salvezza (se fatta per predestinazione quindi per grazia oppure se fatta per libero arbitrio e quindi attraverso la scelta della volontà della persona e delle sue opere). Di questi temi a cui Lutero dà una risposta, c'è un grande discussione dentro la Chiesa. Ci sono poi una serie di personaggi e libri che influenzano molto questo dibattito. Uno di questi era uno spagnolo dal nome Juan De Valdés, uno spagnolo figlio di una ebrea convertita e di uno spagnolo, ha uno zio materno prete che tuttavia viene inquisito e bruciato dal Sant'Uffizio come relapso perché ricaduto nello stesso reato. Valdés è un intellettuale, amico di Erasmo da Rotterdam e di Bernardino Ochino capo dei cappuccini (che ha problemi con il Sant'Uffizio e deve lasciare l'Italia); è influenzato, come tanti che si pongono gli stessi problemi da un libro molto importante, "Beneficio di Cristo" scritto probabilmente da un frate benedettino Benedetto da Mantova e fu poi rieditato forse con aggiunte da Marco Antonio Flaminio, un altro intellettuale dissidente. Juan De Valdés ha una spiritualità di tipo mistico ma, a differenza dei mistici, non concepisce l'abbandono passivo a Dio; non condivide l'annullamento dell'identità come i mistici. Con il suo essere amico di Erasmo fa sì che egli valuti il libero arbitrio del soggetto che lo fa sottomettere alla divinità. Valdés rappresenta l'umanesimo cattolico di questi anni, dà molto valore all'uomo e all'umanità e troverà nel profondo della sua intimità la forza per elevarsi a Dio. È un pensatore molto originale che dalla Spagna si trasferisce a Napoli per fuggire al Sant'Uffizio e farà parte di questo complesso gruppo intellettuale che cerca nuove strade per trovare la risposta alla salvezza.
Il "Beneficio di Cristo" è un libro che è giunto dal pensiero riformatore all'interno della Chiesa cattolica, è un'opera collettiva lontana dalla dogmatica. Il Beneficio è un libro che viene messo all'indice dei libri proibiti, viene eradicato dalle biblioteche, tanto che se ne ha conoscenza in maniera indiretta attraverso citazioni. Tutti i teologi e intellettuali che cercavano nuove strade, godevano della protezione degli aristocratici, di nobili che si pongono i loro stessi problemi e che li ospitano nelle loro dimore. Tutto quello che succede a questi gruppi intellettuali è la riforma italiana: esiste una riforma di Lutero, ed esiste una riforma del pensiero religioso in Italia. Non possiamo parlare di Riforma e Controriforma perché questa definizione evidenzia l'esistenza della Riforma di Lutero e poi a questa si contrappone la Controriforma con una serie di misure prese nel Concilio di Trento. La Controriforma è la risposta della Chiesa alle scissioni luterane. La Chiesa fa le sue contromosse perché sa che molte delle cose criticate da Lutero esistono e sono davanti agli occhi di tutti, prima tra tutte l'ignoranza del clero, i cattivi costumi (preti rissosi, giocatori d'azzardo). Le proposte di Riforma del costume e del malcostume del clero sono due: i seminari, perché chi vuole intraprendere il sacerdozio deve essere sin da piccolo istruito in luoghi appositi; la residenza dei vescovi nella loro diocesi, perché i vescovi che erano cadetti delle famiglie aristocratiche. Questi aristocratici non pensavano mai che un incarico di questo genere fosse pastorale, ma pensavano che fosse un incarico di tipo politico (infatti tutti volevano stare presso la corte di Roma per fare politica per le loro famiglie di provenienza). Il Concilio di Trento invece obbliga i vescovi a essere presenti nella diocesi, li obbliga a celebrare dei sinodi diocesani ogni determinato anno e a occuparsi dell'istruzione dei parroci e di altre attività. I vescovi devono risiedere e girare per le diocesi e fare delle relazioni che poi manderanno a una congregazione che il papa istituisce presso la Santa Sede, in cui dicono cosa hanno trovato in disordine diocesi per diocesi: queste sono le visite pastorali. Si può ben immaginare la ripugnanza, la repulsione degli aristocratici ad essere mandati in diverse sedi. È una battaglia impegnativa che il Concilio di Trento si assume, che fa pensare "contro"; così come, tra le altre riforme del Concilio di Trento al fine di riformare la Chiesa, c'è l'organizzazione della Compagnia di Gesù, grazie a Ignazio di Loyola che crea un nuovo ordine. Ignazio è stato un soldato e concepisce questo ordine come "i soldati del papa", è quindi un ordine combattente non più con la spada ma con le armi della parola, della persuasione e dell'educazione delle élite. Alla compagnia di Gesù infatti si deve l'organizzazione di collegi per l'istruzione elitarie europee. L'educazione comincia fin da piccoli, nella compagnia si cerca di istruire e selezionare il nuovo personale della compagnia, cioè scegliere i migliori affinché entrino nell'ordine, ma in generale vengono educate le élite di tutta Europa. Non bisogna pensare però a un ordine militare, o una proposta non sofisticata, rozza, perché la compagnia di Gesù da un lato si rivela un ordine missionario estremamente duttile e ha un atteggiamento che parte dalla comprensione della lingua dei soggetti da evangelizzare e della conoscenza del loro modo di pensare e della loro società. I gesuiti sono come antropologi delle missioni del Nuovo Mondo, hanno le prime conoscenze dei paesi che vanno a scoprire, ma soprattutto delle religioni e delle forme devozionali di questi popoli. È un ordine che vuole cercare di arrivare in profondità, per portare il messaggio cristiano. Dall'altro lato è un ordine che ricerca la salvezza personale, che istituisce un percorso di salvezza personale attraverso gli "esercizi spirituali". L'esercizio spirituale di Ignazio di Loyola è un avvicinamento, una tappa di elevazione spirituale ma governata dal libro di Ignazio che propone, tappa dopo tappa, delle riflessioni che ripercorrono la vita, il calvario e la risurrezione di Gesù.
Attraverso una riflessione non intellettuale ma spirituale, ci si identifica con Cristo fino alla risurrezione e quindi al raggiungimento del massimo livello di coscienza spirituale e individuale. Questa Controriforma non ha di per sé lati negativi: c'è un proliferare di esperienze religiose, una diffusione a macchia di leopardo di esperienze, di gruppi che ragionano su queste cose e circolano per tutta la penisola italiana; sono persone che girano per l'Italia e predicano. Questo tipo di esperienza coinvolge interi ordini religiosi.
Questa fase si chiude quando, con il famoso colloquio di Lisbona, il papa si rende conto che non ha spazi di mediazione nei confronti di Lutero, e quindi che l'esperienza luterana non può essere recuperata all'interno della Chiesa. Dunque avviene una scissione, con la Chiesa che entra sulla difensiva e comincia a vedere tutte queste esperienze degli ordini religiosi come "simpatizzanti" di Lutero. La Chiesa dunque rompe con Lutero, che diventa il nemico e ha paura di tutto ciò che stava succedendo nella penisola italiana, perché avrebbe potuto significare la crisi, uno scisma all'interno del territorio. Quindi decide di coordinare nell'attività inquisitoriale, che prima era sparpagliata nei vari Stati. Adesso occorre invece un coordinamento fermo: nel 1542 nasce la Congregazione del Sant'Uffizio, con una breve papale di Paolo III che dice: "a Roma c'è un tribunale, una magistratura di sei cardinali, che nascono per centralizzare la lotta alla eresia protestante" (a differenza dell'inquisizione spagnola che nasceva contro gli ebrei). Qui nasce per fronteggiare un'eresia protestante che in Italia non c'è, perché i "riformatori" della Chiesa e del pensiero dogmatico prevalente (gli ordini religiosi, gli intellettuali) non sono protestanti, eppure vengono accusati di protestantesimo, e quindi saranno repressi. L'inquisizione romana dunque nasce contro un non fatto, un nemico che non c'è, solo per paura che tutto quello che succedeva in Germania ovvero un sovvertimento non solo religioso ma di tipo sociale, potesse accadere anche in Italia. In verità, le idee di Lutero circolavano anche in Italia, erano anche facenti parte di questo background che si era sviluppato in Italia. Non ci fu nessun pericolo reale, probabilmente.
Il luteranesimo, secondo una studiosa, è assolutamente marginale; esso rappresenta lo 0,2% di tutti i fenomeni di "risveglio" religioso. Però, c'era anche qui la paura del contagio, esattamente come se ne parlava in Spagna con gli ebrei; c'è inoltre la paura del nicodemismo (cristiani che nascondono le proprie convinzioni per paura che, se espresse, si rivelerebbero pericolose), perché dietro queste posizioni, si nascondono invece simpatie o adesioni luterane. Sono dissimulatori, esattamente come i conversos o i moriscos, e ha un'accezione positiva, come spiegava Torquato Accetto con il tema della dissimulazione onesta.
Con la bolla papale del 1542, si forma una struttura burocratica centralizzata, con sede a Roma e si dirama in tutta la penisola attraverso tribunali locali, esattamente come in Spagna. Ci sono sei cardinali, sotto la supervisione del Papa (differenza con l'inquisizione spagnola, dove invece i tre inquisitori erano sotto la supervisione del Re); il Papa inoltre presenzia alle riunioni del Sant'Uffizio; i tribunali locali che vengono istituiti sono in concorrenza con gli altri presenti in loco, dal momento che i tribunali religiosi sono presenti: in prima istanza il tribunale vescovile/arcivescovile che giudica i reati di fede. Quando si decide che in un certo luogo c'è un tribunale del Sant'Uffizio, immediatamente il tribunale del vescovo si sente messo da parte. Con l'inquisizione spagnola c'era lo stesso problema, con la presenza dei vescovi e arcivescovi, ma questi risolvono il problema dei conflitti di competenza (che sono continuamente); questi conflitti si manifestano come conflitti cerimoniali: si pone il problema di chi debba sfilare prima tra l'inquisitore e l'arcivescovo negli autos de fé; o ancora, se l'auto de fé finisce in Chiesa, di chi è la sedia più altra tra le due cariche; altro problema era se i magistrati delle magistrature secolari potessero tenere il cappello in testa di fronte agli inquisitori oppure no; o se il viceré doveva fare l'incontro con gli inquisitori oppure li doveva aspettare seduto. All'inizio gli storici non capivano queste procedure, poi si è capito che anche così probabilmente si sviluppavano i conflitti giurisdizionali: dove finisce la giurisdizione del tribunale arcivescovile nel giudicare i reati di fede rispetto al tribunale inquisitoriale? Ad esempio, i tribunali vescovili in generale avevano il compito di giudicare la bigamia; successivamente avvenne l'usurpazione della giurisdizione di un altro tribunale ecclesiastico presente nel luogo, da parte dell'inquisizione. Il conflitto lo si supera mettendo il vescovo o il suo rappresentante all'interno del collegio giudicante come carica di consultore/qualificatore. In questo modo, anche il vescovo ha voce nel giudizio inquisitorio, infatti vota (se votò). Il conflitto può avvenire sia coi tribunali locali secolari che con quelli civili e penali; solitamente i conflitti sono molto lunghi e sono continui, perché ciascuno tende ad affermare l'importanza del proprio tribunale nei confronti di chi vuole arrogarsi fori di giurisdizione non propri. Inoltre, bisogna considerare che si è in una situazione dell'antico regime di pluralismo dei fori giudiziari: la Messana in Sicilia ha contato circa 50 fori, cioè 50 tipi di tribunali che sovrintendono ad aspetti inutili della giustizia e spesso questi fori accavallano le proprie competenze. Tutto questo è un normale andazzo del momento dell'istituzione del tribunale romano.

Tratto da STORIA DELL’INQUISIZIONE ROMANA di Federica Palmigiano
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