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L'indagine filosofica di Anassagora


I filosofi che vengono dopo l’Eleatismo tornano a interessarsi al problema della natura. Tali filosofi vengono detti fisici pluralisti, in quanto ritengono che i principi della natura siano molteplici (ad esempio, le radici di Empedocle, i semi di Anassagora e gli atomi di Democrito).

Anassagora di Clazomene, nato tra il 500 e il 496, introdusse la filosofia ad Atene e scrisse un’opera Sulla natura di cui restano pochi frammenti. Anassagora ammette che nulla nasce e nulla perisce, ma nascita e morte sono termini usati per identificare mescolanza e disgregazione. Gli elementi che si separano e si uniscono sono i semi, particelle piccolissime e invisibili di materia.

Esse sono chiamate semi perché, come dal seme si genera la pianta, così da queste particelle si generano tutte le cose corporee. Da Aristotele furono dette omeomerie, cioè parte simili perché hanno gli stessi caratteri del tutto che vanno a costituire. Tali semi sono infinitamente divisibili: ogni quantità, per quanto grande, può essere divisibile in parti minori.

Dai semi Anassagora distingue la forza che li fa muovere e li ordina. Egli si domanda come avvenga l’aggregazione degli elementi, non meccanicisticamente (per urto) ma per una intelligenza che ha un progetto: non è possibile passare dal caos al cosmo in assenza di una intelligenza divina o Nous, che scevera i semi originariamente confusi e determina l’ordine del mondo.
Per Anassagora, l’intelligenza non è un elemento materiale: se essa fosse una cosa, sarebbe parte del tutto e non principio del tutto. L’intelligenza non è cemento delle cose.

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