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Relazione metafisica-etica in Spinoza


In Spinoza l’amore per la ricerca filosofica nasce dal desiderio di trovare la serenità. La metafisica, in tal senso, risulta finalizzata all’etica, intesa come ars vivendi. Il principio da cui parte la sua analisi è lo sforzo di autoconservazione. Se riferito solo alla mente, si chiama Volontà, alla mente e al corpo Appetito. Quando l’Appetito è cosciente di sé si chiama Cupidità.

Dallo sforzo di autoconservazione seguono la Letizia, emozione connessa per il passaggio da una perfezione minore a una maggiore, e la Tristezza, connessa per il passaggio da una perfezione maggiore a una minore. Da questi affetti primari seguono gli affetti secondari, vale a dire il bene (ciò che giova alla conservazione), il male (ciò che ostacola la conversazione) e tutti gli altri.

Spinoza è convinto che lo sforzo di autoconservazione sia la comune legge di comportamento degli essere viventi: il libero arbitrio è solo un illusione. Tuttavia, Spinoza si domanda se l’uomo, pur non potendo evadere dal determinismo naturale, possa raggiungere, in virtù della ragione, una forma di auto-dominio e di libertà. Essendo ragione, l’uomo, anziché subire lo sforzo di autoconservazione, può anche manovrarlo. Dunque, l’unica forma possibile di libertà, per l’uomo, è di porsi come soggetto attivo e non passivo della propria tendenza all’autoconservazione.

Spinoza concepisce la virtù e la ricerca dell’utile in chiave sociale: l’uomo morale è un uomo sociale. Detto ciò, la liberazione etica dalle passioni e il moderato godere della vita non sono ancora il gradino ultimo dell’elevazione dell’uomo, che si ha soltanto con l’amore intellettuale di Dio. Ciò risulta evidente nella teoria dei tre gradi della conoscenza.

La conoscenza di primo genere è la percezione sensibile o l’immaginazione, tramite cui la mente coglie la realtà in modo slegato e parziale. Il corrispondente etico di questo momento della conoscenza è la schiavitù delle passioni, ovvero quella situazione in cui l’uomo, non comprendendo il meccanismo naturale che lo costituisce, si lascia sballottare dalle emozioni.

La conoscenza di secondo genere è la ragione e si fonda sulle idee comuni, idee adeguate, chiare e distinte che sono proprie della ragione (l’estensione, la figura, il movimento). A questo tipo di conoscenza, Spinosa fa seguire la terza conoscenza, la scienza intuitiva. le.  moderno, Spinoza concepisce la virtù e la ricerca dell'nza all'rtù della ragione, una qualche forma di

La conoscenza intuitiva riproduce l’articolazione triadica Sostanza-attributi-modi e si identifica con la metafisica di Spinosa, con la visione delle cose nel loro scaturire da Dio. Con la conoscenza di terzo genere, la mente si colloca dal punto di vista di Dio. Spinoza chiama amore intellettuale di Dio la letizia che nasce dalla conoscenza di quell’ordine che è la stessa Sostanza di Dio.

A differenza di Hobbes, Spinoza ritiene che siano presenti dei limiti intrinseci al potere statale. Il limite della sua azione è determinato da quelle leggi senza cui esso cessa di essere Stato. L’analisi che Spinoza ha fatto di politica e religione ha come fine quello di difendere e garantire all’uomo la libertà della ricerca filosofica. Lo Stato non può privare gli uomini dei suoi diritti.

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