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L'indagine filosofica di Platone


Platone nacque ad Atene da famiglia aristocratica nel 428 a.C. A vent’anni cominciò a frequentare Socrate e fu tra i discepoli sino alla morte del maestro. La sua morte segna l’orientamento decisivo della sua vita. Da allora, la filosofia gli apparve come la sola via che potesse condurre l’uomo singolo e la comunità verso la giustizia. Dopo una serie di viaggi, Platone ritornò poi ad Atene, dove morì a 81 anni, nel 347. Platone è il primo filosofo dell’antichità di cui ci siano rimaste tutte le opere. Abbiamo di lui un’Apologia di Socrate, 34 dialoghi e 13 lettere.

La fedeltà all’insegnamento e lo sforzo di interpretazione della personalità di Socrate domina l’attività filosofica di Platone. La stessa forma dell’attività letteraria di Platone, il dialogo, è un atto di fedeltà al silenzio letterario di Socrate: l’uno e l’altro hanno lo stesso fondamento, cioè la convinzione che la filosofia è un sapere aperto.

La concezione del filosofare come dialogo ha fatto sì che egli, nonostante una forte tendenza assolutistica a voler trovare certezze di pensiero e di vita fondate su realtà eterne e immutabili, abbia di fatto praticato la filosofia come una ricerca inesauribile e mai conclusa.

Accanto al dialogo troviamo il mito, che ha due significati fondamentali. In un primo senso il mito è uno strumento che comunica in maniera più accessibile ed intuitiva le dottrine all’interlocutore. In un secondo, il mito è un mezzo per parlare di realtà che vanno al di là dei limiti cui l’indagine può spingersi. L’uso dei miti, se da un lato rende difficile l’interpretazione poiché non si capisce bene dove finisca il mito e cominci la filosofia, dall’altro conferisce al platonismo un aspetto suggestivo.

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Platone