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La fase paleo-televisiva o della supremazia della politica: 1960-1974


All’inizio degli anni ’60 si apre una nuova fase della comunicazione politica italiana.
L’esordio nel 1960 di Tribuna Elettorale decreta la nascita di un nuovo spazio pubblico da tutti accessibile che si sostituisce ai tradizionali strumenti del partito.
Nel 1963 il trasferimento del dialogo dalle piazze dei comizi agli studi televisivi della Rai e nelle case degli italiani è il primo esempio di piazza elettronica dove non ci si confronta davanti al proprio uditorio, ma davanti all’intero elettorato.
Nel 1963 la comunicazione politica e la propaganda elettorale si aprono ad altri ambiti tenuti prima lontani , la Dc si rivolge per la propria campagna elettorale al motivazionalista Dichter e alle sue tecniche di analisi e monitoraggio dell’opinione pubblica; è un primo segno che i partiti non si ritengono più autosufficienti.
La nascita nel 1961 del secondo Canale della Rai caratterizzato da un’informazione come documentazione diretta della realtà che raggiunge le punte più alte  con programmi quali Tv7 e Zoom che rafforzano la centralità nella vita sociale e culturale del Paese; una televisione più forte nei confronti della quale tutti i partiti esprimono perplessità sentendo minacciata la loro egemonia.
La decisione del Pci di dotarsi di un’agenzia di stampa, la Parcomit, di una società di produzione audiovisiva: l’Unitelefilm e di avviare con Terzo Canale un’esperienza concorrenziale alla Rai, rivelano l’adeguamento della comunicazione sul finire degli anni ’60.
La televisione sta influenzando la comunicazione politica ed elettorale con i programmi e con il linguaggio. Il Carosello Elettorale prodotto dal Pci nel 1960, la parodia elettorale di  Lascia o raddoppia? Sono esempi eclatanti di quanto la televisione influenzi la comunicazione dei partiti; nel 1963 Cesare Zavattini invita i partecipanti del Cinegiornale della pace ad ispirarsi ai nuovi stili  linguaggi diffusi dalla televisione e nel 1968 Gianni Rodari suggerisce di confezionare Terzo Canale come  una serata televisiva, con l’”annunciatrice carina”.
Alla fine di questa seconda fase il tono persuasivo al limite della coercizione presente nella comunicazione politica del periodo precedente lascia il passo ad un approccio più seduttivo.
Il ruolo dei partiti, soprattutto quelli di massa, non è in discussione in quanto al loro forza organizzativa e la loro penetrazione sociale continuano a essere elementi centrali della società e della politica italiana.
Si afferma una riduzione degli iscritti, il venire meno della militanza, la frammentazione e la disfunzionalità del sistema partitico. Partiti ancora forti nella loro rappresentanza sociale e politica e nella loro comunicazione all’interno di una scena pubblica più articolata e più indipendente.

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