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Procedure concorsuali o accordi stragiudiziali

Scelta la via della ristrutturazione, esistono due alternative percorribili:
Le procedure giudiziarie, ovvero l’amministrazione controllata, il concordato preventivo, e l’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi, procedure che prevedono in ogni caso l’intervento di un tribunale;
Gli accordi di tipo stragiudiziario ovvero l’insieme dei piani e delle procedure messe in atto da un advisor e finalizzate a riportare l’impresa alle originali condizioni di stabilità economica e finanziaria.

Le ragioni del successo delle ristrutturazioni stragiudiziarie risiedono nelle carenze delle procedure giudiziarie italiane, che sono lunghe, costose e inefficienti sia dal punto di vista del recupero dei crediti sia dal punto di vista dell’obiettivo finale del risanamento dell’impresa. Il tempo di chiusura del fallimento che, tra le procedure concorsuali risulta essere quella più utilizzata, è in media di 7 anni. Quanto all’efficienza delle procedure concorsuali dal punto di vista del recupero dei crediti, anch’essa risulta molto limitata. Una delle ragioni della limitata percentuale di recupero dei crediti e della lunghezza del procedimento è sicuramente il fatto che, come già evidenziato, molte imprese arrivano alla dichiarazione dello stato di crisi quando ormai la situazione è inevitabilmente compromessa. Le procedure concorsuali inoltre risultano onerose. Le procedure concorsuali italiane non consentono ai creditori di mantenere alcun controllo sull’andamento della ristrutturazione, suscitano in genere l’opposizione del management e degli azionisti, presentano molti vincoli alla possibilità di vendere a fini di risanamento le attività aziendali e, infine, hanno effetti negativi sulla reputazione dell’impresa e dell’imprenditore che si vedono coinvolti in u processo giudiziario. Un’ultima considerazione a favore delle ristrutturazioni stragiudiziarie è la possibilità per le società quotate di mantenere la quotazione e, quindi, di rendere più facile l’ingresso nel capitale azionario di nuovi soci, possibilmente di partner industriali forti, destinati ad assumere il controllo dell’impresa. Dal canto loro le procedure extragiudiziarie, più snelle e più veloci, non garantiscono ai sottoscrittori del piano alcuna tutela giuridica e sono quindi piuttosto rischiose. Non esiste una regolamentazione e ciò significa per le banche assumere decisioni senza un supporto giuridico e con il rischio che qualcuno non rispetti gli impegni presi e decida di agire per vie legali, compromettendo l’intera operazione di salvataggio. La consapevolezza da un lato dell’importanza degli accordi di ristrutturazione stragiudiziari, dall’altro della difficoltà delle banche nell’impegnarsi in un progetto non sostenuto da alcuna specifica norma, ha spinto l’ABI a emanare un Codice di comportamento tra banche per affrontare i processi di ristrutturazione atti a superare le crisi d’impresa. Esso si prefigge di garantire trasparenza e correttezza nei rapporti reciproci tra banche e nei confronti delle imprese da risanare. Il codice impegna le banche aderenti a :
• Partecipare alla riunione sulla proposta di ristrutturazione;
• Fornire un’adeguata informazione scritta delle notizie in possesso;
• Mantenere la riservatezza circa la convocazione dell’incontro;
• Non utilizzare le notizie in proprio possesso al fine di modificare la propria situazione verso l’impresa;
• Adottare forme di collaborazione e suddivisione dei ruoli al fine di contenere i costi amministrativi della ristrutturazione;
• Ripartire le quote di partecipazione alla nuova finanza secondo criteri di trasparenza e obiettività;
• Porre in essere comportamenti che valorizzino le prospettive reddituali dell’impresa.

Tratto da CORPORATE E INVESTMENT BANKING di Alessandra Depaola
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