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Verso il patto di Roma

Sindacati: verso il patto di Roma


Il primo passo verso il Patto di Roma fu rappresentato dal!'accordo nell'estate del 1943 tra tutte le componenti politico-sindacali antifasciste,.con la posizione dominante del PCl, del PSIUP e della DC.
Benché ci fossero forti tensioni, la visione politica unitaria della lotta antifascista trovò un forte sostegno nella costituzione dei Comitati di liberazione nazionali (CLN). Gli esponenti coinvolti nelle trattative furono sei: oltre Buozzi, Roveda e Grandi, c'erano Gronchi (DC), Lizzadri (PSIUP) e Di Vittorio (PCI).

Le trattative muovevano da basi di partito anche se erano gestite da figure con un passato più o meno rilevante dal punto di vista sindacale.
Nel gennaio del 1944 ci fu un convegno sindacale a Bari in concomitanza del Congresso Nazionale del CLN, e in esso fallì il tentativo di varare la Confederazione unitaria: i tempi non erano ancora maturi. Nonostante la maggiore affii1ità della componente socialista e quella comunista, le rispettive posizioni su alcuni aspetti erano molto contrastanti. I comunisti temevano  la.leadership di Buozzi che aveva avuto un ruolo di spicco come segretario' della FIOM, nella CGDL pre-fascista e durante il commissariamento: temevano che la componente socialista si ponesse ancora una volta a capo della confederazione unitaria e quindi in posizione dominante nel mondo del lavoro.
Buozzi pensava- alla costituzione di un sindacato riformista con struttura decentrata dove le federazioni di categoria avrebbero avuto una posizione di larga autonomia dal direzione
confederale. Egli riteneva, inoltre, che i contratti collettivi con efficacia erga omnes dell'epoca fascista fossero utili nell'interesse degli stessi lavoratori e quindi dovevano essere recepiti, ma questo richiedeva la formazione di un sindacato obbligatorio che potesse rappresentare la generalità dei lavoratori.

Buozzi era orientato verso una soluzione che avrebbe dato veste istituzionale al sindacato per altre due ragioni: il dominio dei partiti che. avrebbe limitato l'autonomia del sindacato poteva essere riequilibrato attraverso l'iscrizione generalizzata dei lavoratori. La seconda ragione riguarda il rapporto con i cattolici: Grandi e Gronchi, quali portavoce del mondo cattolico e della DC, insistevano sull'esigenza di un sindacato legalmente riconosciuto e obbligatorio come garanzia per evitare l'egemonia della componente marxista. Inoltre, a loro avviso, nel sindacato dovevano confluire anche i lavoratori autonomi per riequilibrare la componente comunista e socialista. Quindi la visione cattolica del sindacato era comprensiva anche dei lavoratori autonomi affinché la confederazione avesse una struttura interclassista con il riconoscimento di un ruolo centrale per le federazioni e non per le camere del lavoro che a lungo avevano avuto un ruolo politico.
Per i comunisti l'adesione al sindacato doveva essere libera. Al sindacato doveva essere sottratto il ruolo istituzionale attribuitogli dal fascismo. Questo avrebbe portato a una preponderanza della componente comunista: si pensava ad un sindacato classista e politicizzato contro i cattolici ed il sindacato interclassista e istituzionale.
Il 13 aprile del 1944 Buozzi fu arrestato e il 4 giugno fu assassinato dai tedeschi e nelle trattative fu sostituito da O. Lizzadri. l comunisti non intendevano escludere i cattolici dalla confederazione unitaria ma data la loro inferiorità numerica, ritenevano di non considerare la loro concezione di sindacato.
Come si può notare le culture sindacali erano viziate da riserve mentali e da concezioni diverse ancor prima di giungere all'unità, anche se il comune fronte della lotta antifascista nei Comitati di Liberazione Nazionale (CNL) ne favorì la convergenza.

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