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Otto Karolyi – La durata dei suoni


La musica si svolge nel tempo, e i musicisti devono organizzarla non solo in termini di altezza, ma anche di durata. Per rappresentare un suono usiamo un piccolo segno, la nota, e può essere di colore bianco o nero. La sua funzione è duplice: essa serve sia come indicatrice di altezza, ma anche come segno di durata di un suono.

La nota più lunga è la semibreve: essa è divisibile in 2 minime, 4 semiminime, 8 crome, 16 semicrome, 32 biscrome e 64 semibiscrome. Convenzionalmente l’altezza di una nota si scrive rivolta verso l’alto quando la nota si trova dalla terza linea in giù, altrimenti è rivolta verso il basso.
Tuttavia se più note di breve durata sono raggruppate insieme, le aste andranno unite una all’altra senza badare se alcune delle note sono sopra o sotto le linee centrali. #

Punti, legature, corone e pause

Il prolungamento della durata di una nota si indica con l’uso di uno o più punti. Un punto posto dopo la testa di una nota significa un aumento di durata esattamente corrispondente alla metà del valore della nota stessa. Nel caso di due punti, il secondo punto aggiunge la metà del valore del primo. In tal modo una minima seguita da due punti avrà la durata di una minima più una semiminima più una croma.

Una legatura serve ad unire due note di altezza uguale; il suono della prima nota verrà prolungato secondo la durata espressa dalla nota unita. Viene utilizzata per maggiore chiarezza. Il punto coronato (corona), spesso alla fine della composizione, indica che la durata della nota dev’essere prolungata per il doppio della durata, ma anche di più o meno secondo il gusto dell’esecutore.

In musica, i silenzi sono indicati da un segno chiamato pausa. Il principio delle pause è semplice: ogni tipo di nota ha la propria pausa corrispondente di identico valore di durata.

Tratto da LA GRAMMATICA DELLA MUSICA di Domenico Valenza
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