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Gadamer - Il linguaggio come gioco rituale


Il filo conduttore che guida l’ermeneutica di Gadamer dall’arte alla festa, al rituale fino al linguaggio, in un movimento circolare, è il gioco. A proposito del comportamento degli animali, e di tutte le modalità del loro intendersi, parliamo di riti, ma l’azione è prescritta dalla natura; e perciò questo comportamenti sono naturali e specifici. Nell’uomo invece il rito, trasformato socialmente, varia nella stessa specie; i riti assumono così forme diverse nelle diverse culture.

Gadamer introduce la differenza tra Mitsamt e Miteinander, essere-insieme e essere-l’uno-con-l’altro. La differenza sta nella reciprocità. Per far emergere con più chiarezza il rapporto tra rituale e linguaggio Gadamer porta come esempi le formule di cortesia in lingue diverse. In questi casi domina la ritualità, e il linguaggio, pur presente, si piega in un certo modo a questa.

Il gioco rituale, pur sempre linguistico, si gioca nell’essere-insieme nella collettività, e il gioco linguistico, pur sempre rituale, si gioca nell’essere-l’uno-con-l’altro. Il Mitsamt è un’adesione alla collettività; il Miteinander è una sollecitazione a prendere la parola nella comunità reciproca del dialogo. In quest’ultimo gioco c’è più l’altro, e poiché linguaggio vuol dire l’altro, c’è più linguaggio.

Se si insiste sulla fondazione ultima, si deve ignorare il linguaggio e, di converso, se si riconosce il linguaggio, si deve fare a meno della fondazione ultima. Perché non può mai conciliarsi la fondazione ultima, l’idea di sistema, l’idea di principio con il linguaggio dove non c’è né una prima parola né l’ultima, ma solo la reciprocità. Così per Gadamer il comune denominatore positivo della filosofia che fa a meno della fondazione ultima è il concetto di gioco linguistico.

Tratto da LINGUAGGIO di Domenico Valenza
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