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Gadamer - Il linguaggio specialistico filosofico: linguaggio evocativo


Non è questo infatti il modo in cui nel pensiero filosofico le parole lavorano. Le parole che impieghiamo nella lingua ci sono a tal punto familiari che noi dimoriamo in esse. Le parole non divengono oggetto. L’uso della lingua non è per nulla l’uso di uno strumento. Viviamo nella lingua come in un elemento, così come i pesci vivono nell’acqua.

In filosofia o nelle scienze impieghiamo parole che non fanno parte del linguaggio naturale, ma espressioni specialistiche o di terminologia. Ma nelle scienze empiriche le espressioni specialistiche devono avanzare la pretesa di consentire una designazione univoca per qualcosa.

Le cose stanno diversamente per la filosofia. Ogni espressione specialistica ha di per sé una capacità evocativa. Tali espressioni non sono riferite a qualcosa che si conosce (come i segni), ma raccontano qualcosa formando un orizzonte semantico dischiuso dal discorso. Proprio per questo Heidegger ha asserito che il compito della filosofia è la distruzione, obbedendo al principio fenomenologico per cui occorre evitare tutte le costruzioni teoriche per ritornare alle cose stesse.

Attraverso Aristotele, Heidegger ha posto la questione dell’inizio della filosofia. Com’è noto, possediamo solo pochi frammenti che attestino l’inizio del pensiero greco, citazioni private del contesto in cui originariamente parlavano. I primi testi filologici dei greci in nostro possesso sono i dialoghi di Platone e gli scritti dottrinali di Aristotele.

Sia gli uni che gli altri ci pongono di fronte al problema della scrittura. Platone, in proposito, ci mette davanti alla necessità di passare attraverso il dialogo scritto, per risalire al dialogo originariamente parlato in cui il pensiero trova le sue parole, un compito questo mai perfettamente realizzabile.

La latinizzazione del linguaggio scolastico della filosofia di Aristotele pone un altro compito: pensare sulla base del latino ciò che era stato pensato nell’esperienza greca. La parola distruzione misura tutta la stratificazione della nostra tradizione: non già l’intento di distruggere qualcosa, bensì quello di metterlo allo scoperto.

Tratto da LINGUAGGIO di Domenico Valenza
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