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La scelta degli uomini “giusti” per l'occupazione in Iraq

Più di una fonte mette in luce come la scelta dei funzionari del governo di occupazione venga fatta a partire dalla fedeltà politica al partito repubblicano e non a seconda delle competenze e delle esperienze pregresse. Il libro Green zone di R. Chandrasakaran è completamente incentrato su questo tema, ma anche gli altri testi lo confermano:
La maggior parte dei membri della CPA sono giovani repubblicani che hanno bisogno di inserire la voce CPA/Iraq nel loro curriculum per non perdere il posto nel partito
Quasi tutti i dipendenti della Cpa non avevano mai lavorato fuori dagli Stati uniti. Oltre la metà, secondo una stima, aveva ottenuto il primo passaporto per volare in Iraq
Il personale dell’Ohra era brillante e mosso da buone intenzioni, tuttavia nessuno era esperto nella rispettiva area di responsabilità, non avevano molta pratica di lavoro in Medio Oriente
Il reclutamento dei consulenti più autorevoli della Cpa avveniva negli strati superiori della crème alla Casa Bianca e al Pentagono […] Qualche repubblicano con agganci potenti faceva il nome di un amico o di un collega fidato. Altri venivano scelti personalmente dal Presidente Bush.

Spesso si sottolinea come anche i funzionari con maggiori responsabilità siano stati mandati in Iraq senza alcuna informazione o piano d’azione:
David Dunford, un ambasciatore in pensione a cui in seguito fu affidato il ministero degli Esteri, fu tra i pochi fortunati a ricevere istruzioni prima dell’assegnazione. Nel documento era incluso un rapporto di quattro pagine del ministero che a Dunford parve scritto da uno stagista del Dipartimento di Stato.

La maggior parte degli uomini del governo di occupazione in Iraq non conosce l’arabo: 
Senor non parlava arabo […]. A causa di questo suo handicap linguistico, alcuni briefing erano cabaret. Spesso le domande fondamentali dei reporter iracheni […] ricevevano una risposta insoddisfacente perché l’interprete fraintendeva le parole di uno dei due interlocutori.

A nessuno dei funzionari americani sembra importante documentarsi sull’Iraq, sulla sua cultura e la sua storia (e molto spesso vengono esclusi dagli incarichi personaggi con precedenti esperienze in Medio Oriente, perché considerati troppo “liberali”):
quando un interprete iracheno-americano offrì a un funzionario della Cpa di prestargli una copia di un’opera storica fondamentale come “The old social classes and the revolutionary movements in Iraq di Hanna Batatu, il funzionario declinò indicando un libricino sulla sua scrivania. «Là dentro c’è tutto quello che mi serve sapere», disse. L’interprete esaminò il volumetto: era una guida turistica dell’Iraq scritta negli anni Settanta.

Tratto da LA MISSIONE AMERICANA IN IRAQ di Isabella Baricchi
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