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Gli errori militari commessi in Iraq

Molti testimoni criticano le decisioni di tipo militare che vengono prese sul posto:

quando ero arrivato all’unità, mi avevano dato la guida del ranger dicendomi di studiarla. Una delle cose che insegnava era: “al ritorno non percorrere mai la stessa strada dell’andata. Prendine un’altra in modo da non cadere in un’imboscata” […]. Noi invece partivamo in missione tutti i giorni, esattamente alla stessa ora, facevano sempre le stesse cose, percorrevamo esattamente le stesse strade, ogni fottutissimo giorno. E poi ci chiedevamo perché mai cadessimo nelle imboscate!

R. Chandrasekaran sottolinea come le informazioni militari fornite dall’intelligence fossero insufficienti a gestire la situazione dal punto di vista militare:
Era certo che gli assalitori facessero parte dell’esercito del Mahdi di al-Sadr, ma erano più forti e meglio armati di quanto indicato dai rapporti dell’Intelligence. Perché, si chiese, non siamo stati informati meglio su questa gente? Abbiamo agito senza un piano, si rese conto, e ora ci troviamo ad affrontare un problema serio.

In generale, le fonti mettono in luce come il numero di soldati impiegati in Iraq fosse completamente insufficiente per controllare il Paese:
Com’è possibile che duecentomila soldati tengano sotto controllo questo paese?
E come l’equipaggiamento fornito ai militari fosse spesso inadeguato:

Come minimo, il governo avrebbe potuto assicurarsi che tutti i nostri veicoli fossero dotati degli armamenti necessari a proteggerci […]. Dov’era “W” quando bisognava pensarci?
Ho trascorso l’inizio della guerra senza nemmeno la dotazione minima di munizioni da combattimento.
La nostra spesa militare supera la somma di quelle degli altri dieci eserciti più ricchi al mondo, eppure la mia unità non ha fondi sufficienti per permettersi l’ equipaggiamento e la preparazione di cui hanno bisogno.

Tratto da LA MISSIONE AMERICANA IN IRAQ di Isabella Baricchi
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