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Le storiografie con cui di confronta la scuola italiana

Le storiografie con cui si confronta la scuola italiana

…Ci sono due temi che vorrei richiamare e che mi sembrano importanti. Il primo, indotto da quanto sta accadendo nel mondo e in Italia negli ultimi dieci anni, è la ripresa nell'insegnamento della storia dei temi identitari, mentre al contrario ci si stava orientando tutti verso una storia cognitiva, cioè verso una storia come scienza, che serve in quanto tale alle persone, e che la gente è bene che conosca di per sé. Si riprende ora invece una visione storica Ottocentesca […]. C'è una forte propensione […] verso questi temi, verso la necessità di insegnare una storia identitaria legata alle radici ebraico-cristiane. Questa impostazione non ha trovato nessuna opposizione, anzi semmai l'appoggio di gran parte degli storici italiani. Molti addirittura dicono che il programma Moratti non vale niente, ma è meglio, sotto questo profilo, di quello di De Mauro. Tutto questo va tenuto presente perché va a influire su un altro tema, il secondo che volevo ricordare: il rapporto con la storia del resto del mondo, con quella che ormai è quasi riduttiva chiamare World History. Sono tali e tante le storiografie mondiali con cui dobbiamo misurarci!
L'idea illusoria della continuità storica produce poi note deformazioni di apprendimento: non è vero che dopo i greci vengano i romani, che dopo i romani vengano i longobardi, però il ragazzo apprende così. La formazione storica vera consiste proprio nel non cadere in questo equivoco, in questa forma illusoria. […] Perché quando dici «le conseguenze della prima guerra mondiale furono..», troverai solo due storici d'accordo, e tutti gli altri in disaccordo. Ciò che noi sappiamo, e di conseguenza ciò che è formazione storica, è la natura probabilistica delle cause: non esiste in storia il rapporto diretto causa-effetto, ma esistono sciami causali, complicità tra effetti e cause, per cui ciò che bisogna apprendere è che ogni fenomeno storico esiste a livelli di molte dimensioni, ciascuna delle quali interagisce con i tempi successivi in modi che sono sia indipendenti, sia in interazione tra di loro
Dietro il falso problema della continuità storica, c'è semmai un altro ordine di problemi, da affrontare molto laicamente: il problema dei fatti dovuti, quelli che «non si possono non sapere». Diciamo cioè che nella nostra società, come è doveroso che entrando in una casa si dica buon giorno, e che alla domanda chi è il presidente della repubblica si risponda Scalfaro, allo stesso modo si deve sapere chi è stato Dante, chi è stato Annibale ecc. Su questo, potremmo passare in rassegna all'inizio dell'anno, sul manuale, quali sono quelle 30 cose di cui bisogna conoscere l'esistenza: le mettiamo in evidenza e le sottoponiamo a un apprendimento tradizionalissimo, un gioco molto aperto con gli studenti, del tipo «ragazzi, queste cose le dovete sapere, magari le studiate a memoria, ci togliamo il pensiero e poi andiamo a fare formazione».

Tratto da SAGGIO SUL MURO DI BERLINO di Isabella Baricchi
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