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Il discorso di Darnton sulla rappresentazione della notte del 9 novembre 1989

Altro punto saliente del discorso di Darnton è la rappresentazione della notte del 9 novembre come una festa allegra, che ha poco di istituzionale ma molto di fisico e di spontaneo.
Questa rappresentazione è chiarissima nel suo secondo saggio, Il ballo sul muro, tutto incentrato appunto su questo fantomatico ballo «inventato dai Berlinesi nella notte del 9 novembre e poi replicato il 22 dicembre alla cerimonia d'apertura della porta di Brandeburgo e infine la notte di Capodanno dell'89».
Il testo risulta molto suggestivo in quanto il discorso è tutto incentrato nello spiegare «in cosa consiste esattamente il ballo sul Muro». L'enunciatore lo fa con una strategia discorsiva soggettivante, coinvolgendo il lettore con una serie di istruzioni da seguire («chi è già in cima ti aiuta a salire, e tu aiuti a tua volta...»), espresse in un ritmo veloce che sembra seguire il ritmo che le azioni devono avere per salire e stare in equilibrio sul muro. Il suo punto di vista è interno: l'enunciatore è – con il lettore – in equilibrio «sul muro alto tre metri e mezzo e non c'è niente a cui potersi aggrappare». L'effetto sul lettore è fortemente coinvolgente e il ballo diventa simbolo di un universo di fiducia, in cui è necessario aiutarsi gli uni gli altri per non cadere dal muro, in cui il popolo diventa un corpo unico che si muove come «un'immensa onda». 
Nel discorso complessivo dei due saggi possiamo identificare un soggetto, il popolo di Berlino (nel primo è il popolo di Berlino Est) che è protagonista assoluto della caduta del Muro (fase della performanza), e dei  giusti festeggiamenti  (fase della sanzione), che non hanno nulla di retorico ma molto di «folk rock». La modalità in cui si muove il popolo è quella del sapere e del volere. Il definire come protagonista il popolo (che sembra l'unico a sapere cosa si deve fare) e, nel secondo saggio, l'esserne parte, pone fortemente l'accento sull'individuo piuttosto che sulla portata storica e istituzionale dell'evento, facendo riflettere il lettore sulle storie personali che compongono i grandi momenti della storia. Si tratta di  punti di vista non sviluppati nel discorso istituzionale del manuale e che trovano spazio solo in una sezione di approfondimento, sicuramente meno utilizzata ma comunque parte integrante nella definizione del discorso storico complessivo del testo.

Tratto da SAGGIO SUL MURO DI BERLINO di Isabella Baricchi
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