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Le figure retoriche in pubblicità


La pubblicità, dovendo necessariamente impiegare elementi espressivi che i suoi destinatari conoscono già, fa uso di combinazioni di soluzioni preesistenti, già codificate: le figure retoriche. Le figure retoriche sono delle componenti fondamentali del linguaggio quotidiano, in pubblicità determinano in buona parte il funzionamento comunicativo.

La retorica nasce a Siracusa nel V sec. a.C. e il suo scopo era quello di servirsi del linguaggio, e del suo potere di suscitare emozioni per persuadere un uditorio: sono infatti i processi davanti a giurie popolari a stimolare gli avvocati a studiare le caratteristiche del discorso persuasivo. La divisone tradizionale della retorica è la seguente: inventio (Trovare cosa dire), dispositio (Mettere in ordine ciò che si è trovato, elocutio (Esporre con ornamento il discorso), actio (recitazione) e memoria (ricordo). La retorica moderna è cosa assai diversa: essa viene infatti vista come lo sviluppo moderno dell’elocutio, lo studio dei rapporti tra forma e contenuto.

Una figura retorica è un processo di connotazione e implica la coscienza dell’ambiguità del linguaggio. La retorica definisce quindi una lista di figure, ed a ciascuna attribuisce un certo tipo di capacità di connotazione. La classificazione tradizionale delle figure retoriche è la seguente:
- figure di significazione o semantiche, riguardano il mutamento di senso delle parole;
- figure di costruzione, interessano l’ordine delle parole nella frase;
- figure di pensiero, riguardano la conformazione ideativa o immaginativa di un intero enunciato;
- figure di ritmo, riguardano gli elementi fonici;
- figure di elocuzione, interessano la scelta e l’assortimento delle parole;
- figure di dizione, modificano la forma delle parole.

La definizione di figura retorica come scarto dalla norma è evidentissima se la si collega alle violazioni delle massime conversazionali enunciate nel 1975 dal filosofo del linguaggio H.P.Grice. Grice identifica quattro principi, o massime:
- di quantità: bisogna fornire la quantità necessaria di informazione richiesta;
- di qualità: bisogna essere veridici;
- di relazione: bisogna dire cose che abbiano una relazione sensata con il contesto del discorso;
- di maniera: bisogna essere chiari, non ambigui o prolissi.
La violazione inconscia di una massima è considerata un errore stilistico. Conscia, è una modalità frequente della pubblicità; molte figure sono violazioni di una massima griceana.

Ambiguità, stereotipi e isotopie sono alcuni elementi dell’argomentazione che, pur non essendo figure retoriche in senso stretto, hanno molto spesso un ruolo importante nella struttura di un messaggio pubblicitario.

Tratto da LE TECNICHE PUBBLICITARIE di Domenico Valenza
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