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La rivolta dei farrapos

ntanto in alcune delle diciotto province brasiliane, tra cui Meinas Geras, Mato Grosso e Maranhao, il malcontento nei confronti del governo accentratore, che impone pesanti tasse, sfocia in rivolta. Nel 1834  si ribellano i ricchi allevatori e latifondisti del Rio Grande do Sul, al confine con Uruguay e Argentina. E' la regione dei gauchos brasiliani: la zona bassa, della campinha, è particolarmente adatta all'allevamento del bestiame. Negli anni '30 questa provincia è una delle più ricche dell'impero: sembra che vi pascolassero ben nove milioni di bovini. 
La ragione della rivolta sta anche qui sia negli eccessivi oneri fiscali a cui il Rio Grande è soggetto, sia nel disinteresse del governo centrale nei confronti dello sviluppo delle industrie locali e dell'esportazione di pellame. I riograndesi chiedono al governo un regime federalista che lasci autonomia alla provincia. Tra le file dei ribelli vi sono soprattutto i gauchos, i commercianti, la piccola borghesia, gli intellettuali. Gli imperiali li chiamano con disprezzo «farrapos», ovvero straccioni. Per questo la guerra per l'indipendenza del Rio Grande è passata alla storia con il nome di guerra dei farrapos o rivoluzione farroupilha.
Il 20 settembre 1835 i liberali, comandati dal ricco proprietario terriero e colonnello dell'esercito imperiale Bento Gonçalves de Silva, conquistano Porto Alegre, sede del governo della provincia, che si trasferisce a Rio Grande. Un anno dopo gli imperiali rioccupano Porto Alegre e si impadroniscono della fascia costiera, controllandola con una flotta comandata dall'ammiraglio inglese John Pascoe Greenfell. I riograndesi da quel momento assedieranno il capoluogo (fino al 1841) e combatteranno nelle zone interne. 
Il 16 settembre 1836 i rivoluzionari vincono sugli imperiali a Seival e proclamano l'indipendenza della repubblica riograndese. Solo pochi giorni dopo, all'inizi di ottobre, sono nuovamente sconfitti nell'isola di Fanfa, dove Gonçalves viene catturato con cinquecento uomini. Nonostante sia in mano nemica, il 6 novembre a Piratinim, capitale provvisoria della Repubblica, viene eletto Presidente costituzionale. Tra gli uomini catturati con lui c'è l'italiano Livio Zambeccari, allontanatosi dall'Italia dopo i moti del 1821. E' un carbonaro con simpatie mazziniane, nel 1834 a Porto Alegre ha iniziato la pubblicazione del giornale O Republicano. Secondo lo storico Domenico Bartolotti  sarebbero «suoi alcuni infiammanti proclami di Bento Gonçalves; come pure egli ideò e compose il vessillo della nuova repubblica». Dalla prigione di Santa Cruz Zambeccari è in contatto con Rossetti, che gli propone di affidare a Garibaldi un incarico per la guerra di corsa, da intraprendere lungo le coste del Brasile in nome della repubblica riograndese. L'idea, per la quale i ribelli avevano iniziato ad ingaggiare corsari di diverse nazionalità, era quella di danneggiare il commercio marittimo per portare la rivolta all'attenzione delle grandi potenze europee.

Tratto da IL MITO DI GARIBALDI NEL RIO GRANDE DO SUL di Isabella Baricchi
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