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Lesioni da energia elettrica nella medicina legale


Le lesioni da energia elettrica di uso industriale o domestico vengono usualmente indicate con i termini di folgorazione o elettrocuzione.
In riferimento alle lesioni da elettricità atmosferica si preferisce parlare di fulminazione.
Gli effetti lesivi delle correnti elettriche dipendono da una serie di variabili correlate alle caratteristiche della corrente (intensità, voltaggio, potenza, durata e tipo), alle modalità del contatto (mono o bipolare) ed a fattori propri del conduttore (resistenza).
    A seconda del voltaggio la corrente elettrica e suddivisibile in:
a. corrente a bassa tensione (fino a 380 V),
b. corrente a media tensione (fino a 20.000 V),
c. corrente ad alta tensione (oltre i 20.000 V).
Soprattutto per le correnti ad alto voltaggio la scarica di elettricità può avvenire anche in maniera indiretta, ossia senza un effettivo contatto con il conduttore elettrico, ma con produzione di elevate quantità di calore e formazione di un arco elettrico o elettrovoltaico.
    Va ricordata a tal proposito la legge di Ohm (I = V/R), secondo la quale l’intensità di corrente che circola in un conduttore è tanto più alta quanto maggiore è la differenza di potenziale applicata agli estremi del conduttore stesso e quanto più bassa è la sua resistenza.
La cute offre la resistenza maggiore proprio in relazione allo scarso contenuto di acqua, ma se il corpo è sudato o bagnato la resistenza è notevolmente ridotta.
La resistenza offerta dai vari tessuti interni è talmente piccola da potersi considerare quasi trascurabile; a parte la cute, i tessuti che offrono maggiore resistenza sono, in ordine decrescente, le ossa, il tessuto adiposo, i nervi, i muscoli, il sangue e i liquidi organici.
Si calcola che la resistenza della cute è mediamente pari al 12.000 Ohm mentre arriva appena 400-500 se si è immersi nell’acqua.
    Per resistenze particolarmente elevate si effettua un notevole effetto termico (effetto Joule), secondo un rapporto di proporzionalità diretta regolato dalla seguente formula: Q = 0,24 Rit (dove Q rappresenta la quantità di calore sviluppatasi a seguito del passaggio di corrente, R la resistenza, I l’intensità, t il tempo di passaggio della corrente).
    Altro fattore da considerare è il tipo di corrente: le correnti possono essere infatti continue o alternate (queste ultime sono da tre a sei volte più pericolose delle correnti continue).
    In base all’intensità, al tipo di corrente e alla durata del contatto, la lesività da corrente elettrica può essere classificata in quattro gruppi:
1. amperaggio inferiore a 25 mA per la corrente alternata e tra 25 e 80 mA per la corrente continua: non si verifica nessun evento dannoso, anche in relazione ad un’elevata resistenza di passaggio;
2. amperaggio tra 25 e 80 mA per la corrente alternata e fra 80 e 300 mA per la continua: perdita di coscienza, aritmie, spasmi respiratori;
3. amperaggio tra 80 e 100 mA per la corrente alternata e fra 300 mA e 3 A in caso di corrente continua: vi è scarsa resistenza di passaggio
a. se il tempo di esposizione è compreso fra 1 e 3 secondi gli effetti lesivi sono simili a quelli del secondo gruppo;
b. per esposizioni più prolungate si determina fibrillazione ventricolare irreversibile;
4. amperaggio superiore a 3 A, a prescindere dal tipo di corrente e dal tempo di esposizione: si verifica arresto cardiaco.
La corrente elettrica attraversando il corpo umano percorre non tanto la via più breve, quanto soprattutto la via che offre meno resistenza, vale a dire il sangue e gli organi molto irrorati, quali il cuore e l’encefalo.

Tratto da MEDICINA LEGALE di Stefano Civitelli
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