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1969: il congresso della CISL


Il congresso della CISL che si tenne nel luglio successivo fu turbolento per due ragioni principali: messa in discussione della leadership di Storti e la conversione rivendicativa pilotata dalla segreteria per riuscire a mantenere il controllo della Confederazione.
Il fronte dell'avversione a Storti era costituito dai leader della FIM che premevano per una svolta secondo gli indirizzi emersi nel congresso della federazione. Lo scontro avvenne sul terreno della richiesta della definizione delle incompatibilità e del conseguente raffreddamento del rapporto con la DC: Storti vedeva nell'incompatibilità il rischio implicito dell'indebolimento del sindacato nella sua capacità propositiva anche sul terreno delle riforme.
Tuttavia Storti non poté che accettare il principio della incompatibilità fra le cariche di partito e di sindacato ed il divieto delle candidature in parlamento e nelle assemblee regionali.
Anche nella CISL non mancò la difesa delle SAS e delle CI e solo dopo l'autunno caldo si prese atto che i vecchi metodi di rappresentanza delle maestranze erano state di fatto liquidate dalle nuove forme di democrazia di base unitarie.
La segreteria Storti superò il congresso indebolita ma non sconfitta e qualche mese dopo, grazie alla comune dura linea rivendicativa, riuscì a rafforzarsi.

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