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Teoria di Malthus

Teoria di Malthus

1798 : pubblicazione de il PRINCIPIO DI POPOLAZIONE, è diventato un classico dell’Economia Politica. Malthus lo pubblicò per mostrare il fondamento di un pessimismo opposto a Smith, che dipende dagli squilibri che caratterizzano i sistemi economici.
Malthus è convinto che ci siano degli squilibri che spiegano le ragioni per le quali i sistemi economici rappresentano condizioni meno favorevoli rispetto all’analisi di Smith.
Malthus individua che le prime fasi dello sviluppo capitalistico produssero tensioni sociali molto considerevoli, che si possono verificare nello sconquasso sociale di quei tempi, perché fasce sempre più grandi di popolazione furono costrette ad abbandonare le terre per concentrarsi nelle fasce urbane, dove la popolazione viveva in condizioni sfavorevoli, come la carità pubblica. Inoltre la popolazione sperava di avere posti di lavoro che le garantivano almeno un salario di sussistenza.

RAPPORTO POPOLAZIONE RISORSE ALIMENTARI
Secondo Malthus la popolazione di ogni sistema economico tende a crescere raddoppiandosi circa ogni 25 anni in conseguenza a fatti naturali. Cresce quindi secondo una progressione geometrica, e quindi esponenziale, che produce un livello di popolazione che continua a crescere.
Gli unici elementi che rallenterebbero questa crescita della popolazione sono più o meno apprezzabili o comunque impossibile da realizzarsi: carestie, pestilenze, guerre, effettuare un controllo sulle nascite (che non risulta praticabile.
A fronte di questa crescita esponenziale c’è una tendenza delle risorse alimentari a crescere in progressione aritmetica, quindi in maniera lineare.
Secondo Malthus nessun sistema economico è in grado di fornire risorse alimentari sufficienti per una crescita esponenziale della popolazione, quindi ci sarà necessariamente un destino di morte. Questo perché i sistemi economici non potranno migliorare nel tempo, come non potrà aumentare il reddito pro capite.
Per queste motivazioni secondo Malthus erano inutili i provvedimenti di sostegno della popolazione e delle fasce più deboli, perché i sostegni economici avrebbero fatto crescere la popolazione, ma la popolazione avrebbe comunque vissuto in miseria.
L’analisi di Malthu è eccessivamente semplicistica, dato che queste due progressioni non avevano fondamento empirico.
Matlhus sosteneva che un aumento del reddito pro capite avrebbe provocato un aumento del tasso di natalità.
Oggi si sa che l’aumento del reddito pro capite più che aumentare il tasso di natalità, va ad attenuare quello di mortalità. Poi se lo sviluppo economico si consolida anche il tasso di natalità tende a diminuire, avvicinandosi di più al tasso di mortalità, ristabilizzando quindi la popolazione.
Malthus aveva sottovalutato la dinamica della crescita della produzione alimentare, perché noi oggi sappiamo che il progresso tecnologico consente di aumentare la produzione, e che di conseguenza anche la crescita della produzione alimentare cresce secondo una progressione geometrica e quindi non lineare.
Malthus aveva l’idea che ci fosse un limite allo sviluppo.
Questa è una visione difficile da discutere, perché è difficile prevedere cosa accadrà nel futuro. Però si s sa che il progresso tecnico ha spostato in là i limiti di crescita, uno di questi limiti è dato dall’esaurimento delle fonti di energia.
Le indicazioni di Malthus sono invece rilevanti per i paesi meno sviluppati, dove sicuramente ci sono squilibri demografici. Però anche in questo caso l’impressione è che il progresso tecnologico possa ridare l’equilibrio.

Tratto da ECONOMIA POLITICA I di Valentina Minerva
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