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Caratteristiche principali dello scambio verbale


1. la scelta del linguaggio 
Da conduttori dobbiamo fare caso a ciò che diciamo e come lo diciamo. In base alla regola del linguaggio dobbiamo settarci sul linguaggio del cliente in modo da farci capire: meglio riprendere una parola detta dal soggetto in modo da rendere la comunicazione più efficace ed utilizzare un linguaggio adeguato al livello cognitivo e socio-culturale dell’altro senza essere né troppo saccenti né troppo modesti. 

2. il modo di porre le domande: ci sono diverse domande che servono a scopi diversi, quali ad esempio: 

- DOMANDE APERTE: permettono di rispondere con i propri tempi e ampliare e chiarificare alcuni punti (iniziano con che/che cosa/come/quale oppure potrebbe dirmi qualcosa di più?) –semi aperte: quando, chi..da limitare  

- DOMANDE CHIUSE (nel counseling da limitare al massimo) servono per avere info generali sulla persona richiedono una risposta si/no, lasciano poca libertà di scelta, si usano per indagare argomenti specifici e ridotti, non stimolano la riflessione critica  (è venuto da me perché ha dei problemi?...) 

- DOMANDE PROIETTIVE: si chiede all’interessato di immaginare una situazione di fantasia (iniziano con se..) possono essere molto utili con gli adolescenti o pre adolescenti che abbiano manifestato capacità di astrazione.

- DOMANDE AFFETTIVE: aiutano a guardare più da vicino i sentimenti stimolando la riflessione e il pensiero (come si è sentito quando succedeva questo?). E’ importante capire quando è il momento giusto per farle. Magari riguardano emozioni non ancora elaborate per cui il soggetto ne prende le distanze. 

- DOMANDE INDIRETTE: mirano a cogliere i sentimenti, sono più che altro riformulazioni, verbalizzazioni affettive e commenti empatici (deve essersi sentito triste quando accadeva questo, oppure alcune persone ritengono che…lei cosa ne pensa?) Sono domande che non hanno fretta, che aprono alla riflessione. 
Interiezioni del tono di voce (umh, si si, ah..) incoraggiano a proseguire il discorso. 

- DOMANDE SCANDAGLIO (ECO): eco o commento orientato per andare al di là dell’ovvio e considerare dimensioni implicite , oppure quando la comunicazione si interrompe (non era il fatto del lavoro era il fatto dell’incidente che mi faceva……..le faceva?) 

Da evitare: 

- DOMANDE PERCHE’: il perché chiude invece di aprire molte volte le persone non sanno il perché dei loro comportamenti. Il soggetto si può mettere sulla difensiva e sentire inadeguato perché non sa risp. 
Invece di perché si può utilizzare:
- Può raccontarmi un po’ meglio come si sente 
- Mi potrebbe dire cosa intende con questa espressione

DOMANDE ALLUSIVE: domande poste in modo tale da indurre una determinata risposta, quella che il conduttore si aspetta (non è buona idea?) e l’allusione può essere più o meno sottile si può suggerire la risposta anche vagamente. Sono da evitare perché mettono sotto pressione il soggetto. (monitoraggio, role playing..) 

DOMANDE RETORICHE: sono domande inutili che non richiedono una risposta. Bisogna chiedersi perché si sta ponendo quella domanda. Oppure sono frasi fatte in forma interrogativa. Sono da evitare perché contengono il punto di vista del consulente o del senso comune e possono quindi indurre il soggetto ad assumere determinate posizioni o affermazioni di desiderabilità sociale piuttosto che la propria visione.

DOMANDE MULTIPLE: molte domande poste tutte insieme in blocco. Sono da evitare perché vengono poste con il tentativo da parte del conduttore di specificare meglio la prima domanda ma il solo risultato è quello di disorientare. Non si capisce quale è la domanda a cui bisogna rispondere portano a risposte generali o si perdono info. Da evitare soprattutto con bambini e anziani. L’unico modo per uscire dall’empasse è verbalizzare il proprio errore senza paura di fare brutta figura. 

Termini con evidenti SIGNIFICATI MORALI 
Termini che hanno implicazioni troppo coinvolgenti 
Domande connotate positivamente o negativamente 
Domande che mettono in imbarazzo
Il conduttore deve seguire il flusso di pensiero del soggetto e non il contrario.

Tratto da PSICOLOGIA DINAMICA di Barbara Reanda
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