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Provocare per vendere


Nel frastuono generale la provocazione può mantenere la sua efficacia solo se diventa man mano sempre più eccessiva.
Il relativo processo contiene in sé la propria fine. 
Infatti man mano che qualcuno utilizza un certo metodo altri lo copiano ed esso diventa sempre meno efficace, appunto perché usurato dall’intensità del suo sfruttamento.
Ad esempio la marca Benetton, soprattutto durante la sua collaborazione con il Pubblicitario Oliviero Toscani, si è specializzata in questo genere di campagne choc. 
Sempre a questo riguardo si possono distinguere due linee.
Da una parte ci sono gli attacchi indifferenziati contro un complesso di ideologie presentate come altrettante discriminazioni (razzismo,la diffidenza nei confronti di ciò che è diverso).
Dall' altra parte c'è il recupero dei Temi più scottanti di attualità, per la promozione dei valori positivi, come la pace mondiale etc.
Da qui nasce il dibattito sulla effettiva efficacia di questi mezzi.
Secondo i dettaglianti, questo genere di comunicazione aumenta sistematicamente la frequenza del pubblico nei punti vendita ma questo non vuol dire che aumenti il consumo dei prodotti pubblicizzati. 
Come è stato rilevato da numerose indagini statistiche, è in ogni caso una realtà che la provocazione fa vendere : giacché produce un accrescimento dell'impatto e suscita delle intenzioni di acquisto.
E’ del pari indubitabile che essa provocazione determina nello stesso tempo anche una reazione negativa dieci volte superiore, presso le persone che sono invece sensibili ad una pubblicità standard. 
La realtà ci dimostra che i detti procedimenti tendono ad imprigionare le marche entro dei circoli viziosi e diventano forzatamente perdenti in una scadenza più o meno lunga. Il sistema funziona solo se la provocazione è ogni giorno più forte. Se la tensione psicologica generata dal nuovo messaggio si rivela inferiore alla precedente, allora esso passa inosservato e fa alzare il saldo dei consumatori che nutrono del rancore nei riguardi della marca pubblicizzata. Per reggere a lungo sul mercato, una marca ha bisogno di una identità precisa, differente da quella dei suoi diretti concorrenti, facilmente percepibile dai clienti target.
Una volta che tutti i tabù sono stati trasgrediti, ricompare la vera capacità creativa dell'ideatore che si manifesta nel proporre dei prodotti originali, che abbiano una propria personalità e che esprimano chiaramente dei valori nei quali i clienti potenziali si possono riconoscere.

Tratto da PROLOGO. LE MARCHE COME FATTORI DI PROGRESSO di Priscilla Cavalieri
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