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Gridare per farsi sentire = provocazione


Una forma di provocazione su grande scala che si è manifestata con notevole rilevanza è quella che affonda le sue radici nel xx secolo all'interno del movimento dadaista.
E’ sintomatico ed eloquente il contenuto del volantino Dada, che veniva distribuito a Parigi negli anni 20: "…voi che non vedete, pensate a quelli che vedono...".
Il rovesciamento della compassione generale, l'attentato al senso comune e il gusto dell'assurdo sono stati modi di procedere recuperati dalle marche a fini mercantili e che negli ultimi tempo hanno fatto molta tendenza.
Provocare, è proporre una rappresentazione che attenta a un patto consensuale di comunicazione tra l'emittente e il destinatario. 
E' dire cose che non vi aspettate di sentirvi dire in una data situazione di comunicazione. La pubblicità fornisce sogno al consumatore e tutto quello che si allontana dal reale e dall'ordinario come l'erotismo e la trasgressione costituiscono un supporto privilegiato  di immaginazione fantastica.
Finchè provocazione non supera soglia sopportazione, viene accolta favorevolmente.
Dal punto di vista delle marche esistono motivazioni che spiegano tale fenomeno e che sono costituite dal bisogno delle marche:
a) di navigare sulle tendenze, di comunicare con le parole e i valori di oggi
b) desiderio di strutturare mercato, formare nicchia di consumatori uniti da valori comuni
c) chi grida più forte ha l’ultima parola; se pubblicità non provoca passa inosservata.
Senza contare il desiderio di strutturare un mercato, di formare una nicchia di consumatori uniti da valori comuni.
Tutti obiettivi questi che se anche non vengono raggiunti costituiscono un chiaro sintomo di un cinismo che porta a ritenere che "…chi grida più forte ha l'ultima parola…”. 
E' comunque una realtà che la pubblicità che provoca non passa per niente inosservata.

Tratto da PROLOGO. LE MARCHE COME FATTORI DI PROGRESSO di Priscilla Cavalieri
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