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La rilevanza criminologica della vittima


La vittimologia è la nuova branca criminologica che studia l’incidenza della vittima, per ciò che essa è e per ciò che essa fa, nella genesi e dinamica del delitto.
Pur se agli albori, la vittimologia rappresenta una seconda prospettiva per individuare sia la reale responsabilità e pericolosità del delinquente, previamente individuato il ruolo assunto dalle due parti della vicenda criminosa, sia i mezzi di prevenzione della vittimazione delle vittime tendenziali e della recidiva vittimale; e, quindi, per una più penetrante difesa sociale e prevenzione criminale.
Molti delitti non possono essere realmente compresi se non si comprende la psicologia della vittima: se non si passa dal “vittimismo” emozionale alla dignità di scienza della “vittimologia”.
Invero, la contrapposizione tra criminale e vittima, tradizionalmente nettissima, in verità è tale rispetto alle vittime per così dire del tutto “innocenti”.
Più confusa ed imprecisa essa diventa rispetto a certe vittime e a certi tipi di delinquenza, fino a crearsi delle potenziali od effettive equivalenze o alternative tra soggetto attivo e soggetto passivo.
Nella nuova dimensione aperta dalla vittimologia, il delinquente non è più, sempre, il solo autore del “dramma criminale”; ma si parla di “coppia” nel crimine come situazione relazionale, di responsabilità della vittima (la cosiddetta “responsabilità condivisa”) e, ben presto, delle sue predisposizione vittimali.
La vittimologia ha come oggetto tutte le categorie di vittime o addirittura il più generale problema della vittimalità, che rappresenta un campo più vasto che il semplice opposto di criminalità ed abbraccia:
a.sia le vittime di azioni penalmente sanzionate;
b.sia le vittime dei loro stessi comportamenti per mancato intervento di terze persone o di fatti che, pur provocati da terzi, non sono sanzionati penalmente.
Occorre poi, preliminarmente, distinguere:
1.le vittime reali;
2.le false vittime, rappresentate dalle non poche persone che, per varie motivazioni, dichiarano falsamente di aver subito comportamenti criminosi.
Tra queste vanno poi distinte:
a.la vittima simulatrice, che sostiene falsamente di essere stata offesa per vendetta, ricatto, discolpa o per altre motivazioni coscienti, che sono solitamente a fondamento del reato di calunnia; la quale è il vero criminale;
b.la vittima immaginaria, la quale pretende falsamente di essere stata offesa, ma inconsapevolmente, in buona fede dovuta a un contesto patologico.

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