L’azione costitutiva nel processo amministrativo

La disciplina del processo amministrativo si incentra sull’azione costitutiva: il ricorso al giudice amministrativo è inteso innanzi tutto come lo strumento per una tutela costitutiva, che si attua impugnando l’atto amministrativo lesivo per ottenerne l’annullamento.
Nel processo amministrativo, la tutela costitutiva ha carattere “generale”: essa è sempre ammessa, ogniqualvolta il giudizio investa un provvedimento lesivo dell’Amministrazione.
Il risultato offerto dalla tutela costitutiva nel processo amministrativo è di regola l’annullamento del provvedimento impugnato; solo nei casi di giurisdizione di merito è ammessa anche la riforma.
Si tratta comunque di un esito analogo a quello che può essere perseguito attraverso propri atti dalla stessa Amministrazione, come è nel caso dell’annullamento d’ufficio.
Perciò l’annullamento del provvedimento illegittimo non è un risultato infungibile, che può essere raggiunto solo attraverso il processo, come è invece nel caso delle c.d. azioni costitutive necessarie (si pensi allo scioglimento degli effetti civili del matrimonio, ecc…).
Non va dimenticato, però, che l’annullamento in via amministrativa ha presupposti tipici.
In particolare, l’annullamento d’ufficio ha presupposti diversi e ulteriori rispetto al riscontro, da parte dell’Amministrazione competente, della sussistenza della lesione di un interesse legittimo: in genere, richiede un interesse pubblico specifico.
L’azione costitutiva si presenta, con identici caratteri, quando sia contestato, anziché un provvedimento amministrativo, l’effetto prodotto dal silenzio-assenso.
Il silenzio-assenso non è un atto amministrativo, ma produce gli stessi effetti costitutivi di un provvedimento: pertanto, quando gli effetti prodotti siano illegittimi, può esserne richiesto l’annullamento.