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Le famiglie aristocratiche europee e la conservazione del patrimonio


Per le famiglie aristocratiche europee, la conservazione della propria ricchezza, incentrata sulla proprietà fondiaria,era una preoccupazione dominante, tanto che tra il XVI e il XVIII secolo si adottarono strumenti giuridici adatti a tale scopo come i :
“fedecommessi”  => una disposizione mediante la quale  chi fa testamento obbliga l'erede a trasmettere tutta o parte dell'eredità a un'altra persona per via di discendenza maschile, fidecommissario, dopo la morte dell'erede designato, istituito.
 primogeniture, o maggiorasco  => concentrare nel primogenito, in presenza di più figli maschi, il grosso dell’eredità.
Con questi accorgimenti le famiglie cercavano di tutelarsi con il rischio di una dispersione del patrimonio.
Per le femmine la dote fungeva da eredità anticipatoria ed era commisurata al prestigio della famiglia, ma solo una femmina era destinata a sposarsi le altre prendevano la via del chiostro (convento)  oppure rimanevano a vivere in famiglia.

La limitazione dei matrimoni, la trasmissione di beni per linea maschile, la destinazione dei figli cadetti alle carriere militari, ecclesiastiche, giudiziarie, e la destinazione delle figlie femmine alla monacazione o al nubilato, erano le basi di una strategia familiare che, tra le altre cose, dava molta importanza alle alleanze matrimoniali e alle reti allargate di parentela agnatizia (parentela tra i discendenti dallo stesso padre) e cognati zia ( acquisita attraverso unioni matrimoniali).
Le questioni economiche e i meccanismi di successione, non esauriscono gli studi in merito alla famiglia e ai rapporti in essa presenti. Sono stati compiuti molti studi in merito ai rapporti di autorità e di affetto tra coniugi e tra genitori e figli tanto che MICHAEL ANDERSON parlò di “approccio dei sentimenti”.

Tratto da STORIA MODERNA - 1492-1948 di Selma Aslaoui
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