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Banche dati digitali. Corpo nello spazio e nel tempo


La spinta a costruire banche genetiche fa crescere preoccupazioni rispetto ai rischi di discriminazioni e limitazioni di libertà civili e politiche; non si deve in ogni caso arrivare a schedature di massa, o a utilizzazioni che possono entrare in contrasto con il principio di eguaglianza. Vi è inoltre il rischio di creare false prove a carico di qualcuno, essendo agevole procurarsi i campioni: il corpo può essere disseminato all’insaputa del soggetto al quale appartiene.
Le diverse costituzioni insistono sul divieto a qualsiasi discriminazione: la protezione dei dati personali si presenta quindi come una condizione per il rispetto dello stesso principio di eguaglianza (esempio delle assicurazioni USA e del test gratuito per il cancro al seno). Si conferma la necessità di una strategia volta a ridurre i trattamenti dei dati personali e a limitare la loro raccolta al minimo necessario per raggiungere finalità legittime. Si privilegia inoltre l’identificazione individuale (1:1) piuttosto che facendo riferimento a banche dati contenenti info su una molteplicità di soggetti (1:M).
Grazie all’innovazione tecnologica è possibile depositare in banche specializzate sangue e tessuti, con l’obiettivo di metterli a disposizione per il futuro: nasce così un corpo che si proietta nel futuro e addirittura sopravvive al corpo d’origine. Un corpo distribuito non solo nello spazio, ma anche nel tempo, portatore di un’ubiquità non solo digitale, ma anche fisica.
E’ infine possibile anche intervenire sul corpo al di là della sua antropologica normalità, rafforzandone le funzioni o aggiungendone di nuove; il corpo e la libertà della persona si presentano quindi come la premessa all’agire libero.

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