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Il reddito consumo come base imponibile IRPEF

Il reddito consumo come base imponibile IRPEF


Il concetto di reddito consumo fa coincidere la base imponibile dell’imposta personale con il consumo annuale del contribuente.
Due sono le differenze fondamentali rispetto al reddito entrata.Il risparmio è esentato dall’imposta personale sul reddito.Non esiste inoltre problema di valutazione e di inserimento nella base imponibile dei guadagni in conto capitale.I guadagni in conto capitale sono infatti tassati quando diventano modalità di finanziamento delle spese di consumo.
Per l’applicazione concreta di un’imposta personale di tipo reddito consumo non è necessario ricostruire i singoli atti di consumo del contribuente,ma più semplicemente si devono utilizzare i cosiddetti conti registrati, nei quali sono riportate le variazioni delle consistenze delle tipiche forme d’impiego del risparmio individuale.Ogni omissione in questi conti costituisce “ risparmio”, mentre ogni “prelievo” costituisce consumo.In altri termini la base imponibile di un’imposta sul reddito consumo è costituita dalla somma algebrica di tutte le entrate correnti,di tutti i prelievi dai conti registrati e di tutti i depositi presso gli stessi conti.
Si possono per altro distinguere 2 tipi d’imposta sul reddito consumo, distinguibili per il trattamento delle successioni e delle donazioni.
Nella prima versione il trasferimento della ricchezza da un individuo ad un altro è assimilato a un atto di consumo, in quanto diminuisce le disponibilità patrimoniali della donante: questa imposta è definita lifetime expenditure tax.
Nell’ipotesi alternativa non rientrano nella base imponibile i trasferimenti di ricchezza,che invece diventano fiscalmente rilevanti nel momento in cui finanziano l’attività di consumo dell’erede o del donatario.
La definizione di consumo deve essere comunque riformulata se si vuole fondare l’imposizione personale sul livello dei consumi.Molte spese di consumo corrispondono o a necessità ineludibili o alla formazione e al mantenimento del capitale umano.E’ interesse della società che queste spese siano sostenute in misura adeguata:assoggettarle a imposizione, equiparandole ai consumi superflui, sembrerebbe non corrispondere a una visione appropriata del ruolo e delle funzioni di un sistema tributario.Se non si ridefinisse il concetto di consumo, sarebbero privilegiate tutte le forme di risparmio impiegate in capitali materiali o in attività finanziarie.
Un’imposta sul consumo avrebbe inoltre un effetto redistributivo potenzialmente molto forte a favore delle classe risparmiatrici, che in genere coincidono con quelle abbienti;questo effetto sarebbe particolarmente significativo in tutti i casi in cui le trasmissioni ereditarie o le donazioni non rientrano nella base imponibile dell’imposta personale.
Il primo regime applica il principio del reddito prodotto, tassando quindi sia la parte del reddito risparmiato sia i frutti del risparmio ed esentando il momento finale del consumo.Lo schema può essere sintetizzato dall’acronimo TTE:tassazione,tassazione,esenzione.Indicando con S il risparmio e con z il periodo di accumulazione,otteniamo un capitale finale,dopo il pagamento di tutte le imposte,pari a:
S (1-t)[1+ r(1-t)]z
Nella seconda ipotesi sono esentati sia il risparmio sia i rendimenti;la tassazione del montante è rinviata al termine del processo di accumulazione,quando il capitale disponibile è utilizzabile per il consumo:Lo schema è quindi:esenzione,esenzione,tassazione (EET).Otteniamo:
S (1+r) z (1-t)
Dal confronto delle ultime due forme risulta che l’imposizione del risparmio e l’esenzione dei rendimenti e dell’utilizzo del montante portano agli stessi risultati dell’esenzione del risparmio e della tassazione dei rendimenti e del montante,nell’ipotesi di invarianza dei parametri economici fondamentali. Si noti tuttavia che la seconda ipotesi adotta una nozione di equità export:infatti due individui che al termine del processo di accumulazione hanno lo stesso montante sono assoggettati alla stessa imposta.Al contrario,nell’ipotesi di tassazione del risparmio e di esenzione dei rendimenti ,si esegue di fatto un concetto di equità ex-ante:sono assoggettati alla stessa imposta gli individui che hanno un uguale livello di risparmio iniziale.
In definitiva:
il reddito prodotto colpisce il risparmio,ma esenta i guadagni in conto capitale,facendo emergere problemi di equità interindividuale e di elusione dell’imposta attraverso lo svuotamento delle basi imponibili.
Il reddito entrata colpisce sia il risparmio sia il guadagno in conto capitale.I problemi pratici,connessi all’inserimento delle plusvalenze nella base imponibile,portano alla costruzione di un imposta in cui le eccezioni al principio ispiratore di questo concetto di reddito deformano di fatto il quadro complessivo.
Il reddito consumo esenta il risparmio ed elimina per definizione il problema dell’inserimento nella base imponibile delle plusvalenze.Nello stesso tempo questo tipo d’imposta risulta difficilmente applicabile per gli effetti redistributivi che ne conseguono soprattutto quando non sono tassate le trasmissioni ereditarie in sede di  imposizione personale.

Tratto da ELEMENTI DI SCIENZA DELLE FINANZE di Mariarita Antonella Romeo
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