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Ontologia e epistemologia della causa. Hume e Kant


A questo punto è bene distinguere il concetto di vera causa ponendoci su due piani:
Ontologico (ossia sapere cosa è la vera causa)
Epistemologico (ossia sapere come facciamo a stabilire la vera causa)
La cosa che facilmente viene da fare in prima istanza è quella di dare maggior importanza al piano ontologico (seguendo la strada seguita dai “realisti”). Ma questa via ci riporta al problema alquanto complesso e di non facile soluzione di stabilire cosa e quale sia esattamente sia la causa necessaria e sufficiente; è per questo motivo che rapidamente si sfocia nell’ ontologismo.
Il problema quindi se pretende di essere affrontato con l’auspicio di trovare qualche risultato utile deve necessariamente essere affrontato da un punto di vista epistemologico. Ma senza inoltrarci troppo nella ricerca si nota come facilmente, seguendo un approccio esclusivamente epistemologico il rischio è quello di cadere nel relativismo. Infatti una delle affermazioni che naturalmente viene da fare è quella che ha fatto Hume e cioè affermare che “causale è ciò che si verifica nel rapporto di due oggetti contigui a livello spaziale, temporale e di uniformità”. Kant però ha pensato bene di mettere in crisi questa idea facendo notare che spesso causa ed effetto sono contemporanei. È per questo motivo che egli preferisce parlare di “simmetria” tra causa ed effetto (secondo il suo famoso esempio della pallina e il cuscino si vede che poggiando la pallina sul cuscino questo si fa concavo e l’effetto è contemporaneo ossia non vi è contiguità come voleva Hume; questo crea un rapporto di simmetria tra la solidità della pallina e la sofficità del cuscino nel momento in cui questi entrano in contatto soprattutto perché questo evento non può mai verificarsi all’inverso e cioè che la stessa pallina si faccia concava a contatto col cuscino). Sulla contiguità spaziale invece Kant è d’accordo con Hume; infatti essa è condizione necessaria affinché si verifichi un rapporto causale: i due oggetti devono necessariamente essere contigui spazialmente.

Tratto da FILOSOFIA DELLA SCIENZA di Carlo Cilia
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