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Oltre il concetto di verità parziale


Il concetto di verità parziale non possiamo introdurlo come concetto squisitamente logico perché questo porta ad un insieme di paradossi. Certamente una teoria è una struttura logica ma dicendo che essa è parzialmente vera in senso logico ci fa cadere nell’esempio poco sopra citato (la contestazione fatta a Popper). Per uscire dal concetto di verità parziale che rischia di diventare un paradosso si deve utilizzare questa procedura: sviluppo una teoria che è una struttura logica più o meno definita; poi vado a leggere pezzi mondo, modelli differenti e vedo se tale teoria abbraccia più enunciati che descrivono questi pezzi di mondo. Se questo avviene la teoria è accettabile, cioè vera (avrà entità teoriche con una corrispondenza fattuale) anche se quasi certamente non lo sarà nella sua totalità. Una teoria sarà più vera di un’altra quando sarà in grado di abbracciare e quindi spiegare gli stessi modelli della sua concorrente più qualcun altro (e non come si potrebbe semplicisticamente pensare quando una abbraccia quantitativamente più modelli di un’altra, perché si potrebbe trattare di pezzi di mondo differenti e quindi la comparazione non può essere fatta; si concluderebbe solo che entrambe sono vere perché abbracciano un certo numero di modelli differenti). La nostra situazione cognitiva del 2009 è più vera di quella di Einstein perché abbraccia i modelli precedenti ai quali se ne aggiungono di nuovi. L’obiezione a questo modo di intendere la scienza (che piace al prof.) è che tutte le situazioni cognitive, sia la nostra che le precedenti sono contraddittorie (perché hanno al loro interno teorie fra loro contraddittorie) ma questa situazione quanto meno (afferma il prof) descrive la scienza reale.

Tratto da FILOSOFIA DELLA SCIENZA di Carlo Cilia
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