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Aristotele. Cuore e intelletto produttivo


Il centro del corpo è ravvisato nel cuore sede del calore innato, e non nel cervello. Le sensazioni non percepiscono la materia di un oggetto ma la forma; così come ciascun senso ha in potenza la facoltà di percepire, così l’oggetto è in potenza percepibile. La percezione vera e propria avviene quando entrambi passano all’atto. Nella percezione dei sensibili, i sensi che esistono proprio per questa funzione, non sbagliano! L’errore può verificarsi nell’identificare ciò che si è percepito: infatti anche quando un oggetto non è più materialmente presente, esso lascia dei residui sotto forma di immagini che stanno alla base dell’immaginazione e della memoria. E’ a questo punto che può nascere l’errore. Sarà l’intelletto che sulle immagini mentali lavorerà per ricavarne le forme intelligibili, gli universali e le definizioni. L’intelletto non ha bisogno di un supporto corporeo per svolgere la sua funzione; egli parla specificamente di un intelletto produttivo ossia che, come la luce fa passare all’atto i colori potenzialmente presenti nelle cose illuminandole, illumina l’intelletto in potenza (umano) facendolo di volta in volta passare all’atto. Dal momento che l’intelletto umano rimane comunque potenziale, fa si che l’anima si distrugga con il corpo. Se l’intelletto umano in certi momenti passa all’atto è solo grazie all’intelletto attivo ed eterno che è divino e dunque sta fuori dalla natura umana.

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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PAROLE CHIAVE:

Aristotele