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Anselmo. Importanza della ratio oltre i Padri della Chiesa


È importante quindi secondo Anselmo non limitarsi alle opere dei Padri e alla Scrittura se si vuole confutare la stoltezza degli infedeli. I Padri non hanno potute vivere abbastanza a lungo da poter dire tutto ciò che c’era da dire; per questo motivo tale compito è oggi delegato alla dialettica. Egli in questo modo non solo supera il metodo esegetico, che veniva considerato esclusivo, ma anche quello scolastico che aveva come rappresentante Berengario. Infatti per quest’ultimo la dialettica rimane fondamentalmente strumento di analisi e interpretazione della Scrittura. Per Anselmo invece la ratio è autonoma capacità di costruire dimostrazioni riguardanti verità sacre, anche senza ricorre alla Rivelazione. Inoltre l’impostazione dei due si differenzia proprio nell’approccio: a Berengario non interessava costruire una teologia rigorosamente razionale, ma concepiva il discorso su Dio come una esperienza extra-razionale. È per questo motivo che Berengario, come Lanfranco sono considerati eredi legittimi del misticismo altomedioevale. Anselmo invece si chiede fino in fondo come si possa conciliare la possibilità di un discorso intorno a Dio con la sua ineffabilità, concludendo che è possibile conoscere la sua essenza per aliud ossia attraverso l’analogia.

Tratto da LA DOTTRINA DEI TEOLOGI di Carlo Cilia
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