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Il pensiero dell’adolescente secondo la prospettiva piagetiana

Il pensiero dell’adolescente secondo la prospettiva piagetiana


A partire dalla preadolescenza il pensiero diviene per Piaget di tipo operatorio formale, con il raggiungimento del quarto e ultimo stadio di sviluppo cognitivo. Fra gli undici e i tredici anni, infatti, il ragazzo giunge a compiere operazioni senza dover ricorrere a dati concreti o a rappresentazioni mentali degli stessi. Avviene ora una nuova conquista sul piano mentale, costituita dalla capacità di ragionare sulla base di ipotesi, ovvero di situazioni immaginate come possibili. Tale conquista si consolida negli anni della vera e propria adolescenza.
Il pensiero formale è, innanzitutto, di natura ipotetico- deduttiva. L’adolescente infatti tenta di scoprire il reale a partire dal possibile. Il mondo della possibilità si configura come una serie d’ipotesi da confermare o smentire empiricamente. Procede per induzione (passa dal particolare al generale) e deduzione (tenta di prevedere un fenomeno a partire da rapporti già noti, cerca cioè di passare dal generale al particolare). Esemplificativo del modo di procedere del pensiero ipotetico-deduttivo è quanto accade nel compito messo a punto da Piaget noto come ‘esperimento del pendolo’. Il soggetto, a cui viene messo a disposizione un pendolo, deve risolvere il problema che consiste nel determinare da che cosa dipenda la frequenza di oscillazione. Le variabili prese in considerazione sono la lunghezza dello spago, il peso dell’oggetto attaccato allo spago, l’altezza da cui l’oggetto viene spinto e la forza con cui viene spinto. Per risolvere il problema (la frequenza di oscillazione è funzione della lunghezza dello spago), occorre che il pensiero sia di natura formale e che il soggetto proceda in modo ipotetico-deduttivo (secondo lo schema ‘se... allora’), formulando delle ipotesi.
Il pensiero formale di cui l’adolescente inizia a disporre sarà, allora, di natura proposizionale. Le entità che questi manipola, infatti, non sono più solo i dati di realtà, ma formulazioni, ovvero proposizioni che contengono e si riferiscono ai dati fenomenici. In sostanza, i dati delle operazioni concrete dello stadio cognitivo precedente vengono resi in forma di proposizioni e sono collegati tra di loro per mezzo di altre proposizioni, che li mettono in rapporto secondo connessioni logiche di vario tipo. Diversamente dai soggetti operatori concreti, l’adolescente utilizza un pensiero proposizionale con affermazioni del tipo ‘se..., allora’.
Il pensiero operatorio formale si avvale della combinatoria. Per risolvere compiti come quello del pendolo, l’adolescente deve costruire mentalmente un sistema di combinazioni: deve cioè combinare i diversi fattori in gioco per scoprire l’influenza di ognuno e comprendere che ogni fattore può modificare, indipendentemente dagli altri o combinato con gli altri, il risultato finale.

Tratto da ADOLESCENZA E COMPITI DI SVILUPPO di Anna Bosetti
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