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Neoplatonismo e teologia negativa



 Essa nasce dall’interpretazione del Parmenide di Platone che afferma che esiste un Principio inintelligibile che crea tutte le idee, così che di esso non è possibile avere alcuna conoscenza se non quella che esso è causa dell’esistenza di ogni intelligibile. L’uno è l’ineffabile, l’impartecipabile che si esprime (passando per le Enadi) nell’Intelletto; ma anche questo secondo la maggior parte dei neoplatonici è strutturato in una forma dialettica di essere-vita-pensiero. L’essere è il primo dei tre principi impartecipati (ossia di ciò che non è partecipato da altro) ed è per questo che è solo il pensiero a fungere da trait d’union per l’attività conoscitiva: esso infatti è insieme partecipato (a livello funzionale nella sua unione on l’anima) e impartecipato (a livello sostanziale della sua essenza) così che per la non perfetta coincidenza tra essenza e intelligibile (che compete solo all’Uno) anche la seconda ipostasi (l’Intelletto) risulta non completamente conoscibile. Proclo in particolare ci fornisce un’elaborazione della teologia negativa che parte dal concetto di provvidenza. La sua derivazione etimologia sarebbe pro – noia e quindi ciò che precede un atto intellettivo. Ma ciò che precede un atto intellettiva è per forza di cose ineffabile. Per questo la provvidenza è propria degli dei ed è necessariamente inintelligibile.

Tratto da IL NEOPLATONISMO di Carlo Cilia
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