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Volontà di potenza come creazione in Nietzsche

Volontà di potenza come creazione in Nietzsche



La volontà di potenza: in uno scritto intitolato Aurora Nietzsche aveva affermato che “il primo effetto della felicità è la volontà di potenza”. Alla radice di ogni azione dell’uomo si nasconde sempre una volontà di potenza. Anche quando si fa del bene ad altri, lo si fa in realtà per mostrare che è vantaggioso per essi (quelli che ricevono il bene) rimanere in nostro potere. È come se alla base dell’uomo vi sia la volontà do possedere tutto e quindi di avere potenza. La cosa originale è che questa volontà di potenza non agisce per degli scopi precisi, non ha finalità egoistiche: agisce solo in quanto energia accumulata che attende di esplicarsi. Essa non va quindi concepita come uno spirito di autoconservazione, o come volontà di vivere. Essa è piuttosto un perenne “sì” detto alla vita, anche nei suoi caratteri più tragici e di dolore. Non sarà la compassione (come voleva Schopenhauer) a confortare e stimolare alla vita un individuo, ma la sua capacità di accettare coraggiosamente il dolore, sicuro della sua potenza. Egli così non sentirà l’esigenza di aggrapparsi a nessuna entità sovrannaturale. La volontà di potenza vorrà sempre più la sua potenza appunto e tenderà quindi ad accrescersi, portando l’uomo ad andare sempre “oltre”. Il superuomo allora sarà anche il risultato della sua affermata volontà di potenza. Questo spiega anche che il superuomo non vuole intenzionalmente sovrastare gli altri: la sua crescita sarà frutto dell’evoluzione della sua volontà di potenza. La volontà di potenza è essenzialmente creazione.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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