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Critica della ragione storica di Dilthey


Fin dagli scritti giovanili Dilthey si propone di condurre una critica della ragione storica. L’introduzione alle scienze dello spirito costituisce il primo tentativo non concluso di raggiungere questo scopo. Qui egli dà un insieme di criteri per distinguere le scienze della natura e le scienze della cultura. Il primo fondamentale elemento per distinguerle è per Dilthey l’omogeneità tra soggetto e oggetto della ricerca. Bisogna cioè stabilire se il soggetto che conosce appartiene allo stesso “mondo” che si deve indagare. Nelle scienze della matura soggetto e oggetto sono distinti: nelle scienze della storia e della società essi si presentano indissolubilmente connessi. La prima differenza sostanziale allora si riscontra nel fatto che la natura è il mondo della necessità meccanica, esprimibile in forma di leggi. La storia è invece il dominio della libertà, anche se si tratta di una libertà condizionata dal fatto che l’uomo appartiene anch’esso al mondo della natura. A questa differenza di oggetto tra natura e spirito (in questo caso più precisamente storia) si aggiunge anche la distinzione tra esperienza interna ed esperienza esterna. I processi naturali possono essere conosciuto solo attraverso il ricorso alla percezione di dati empirici provenienti dall’esterno; i processi storico-sociali sono comprensibili solo dall’interno, dal rapporto diretto con il mondo umano che è lo stesso mondo di colui che intende studiarlo. Si tratta dunque di un’esperienza immediata che si sviluppa nella vita interiore e spirituale di un individuo. Questa esperienza Dilthey la chiama esperienza vissuta. Le scienze naturali si propongono di dare una spiegazione causale dei fenomeni, mentre le scienze dello spirito mirano a una comprensione. In quel periodo la tesi più accreditata sostiene che il metodo delle s. dello spirito è quello causale, ossia un procedimento che vuole risalire alle cause partendo dagli effetti. Dilthey vuole dimostrare che il metodo non è quello causale ma il metodo della comprensione. Questa concezione da un punto di vista gnoseologico ha conseguenze importanti: lo sguardo dello studioso non sarà mai completamente distaccato da ciò che studia, ossia se stesso. All’interno dei due gruppi di scienze allora le problematiche sono sostanzialmente diverse: se nelle scienze della natura è possibile utilizzare il metodo causale, in quelle dello spirito fondamentale è l’immedesimazione. Lo storico allora deve penetrare nell’orizzonte storico che studia. E dal momento che l’uomo è corpo e anima, perché si possa avere una conoscenza esaustiva di esso si devono unire i risultati ottenuti dalle scienze della natura e dalle scienze della cultura.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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