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"Materialismo storico ed economia marxista" di Croce



Se con questa concezione egli si distacca da Hegel, nell’altro volume Materialismo storico ed economia marxista egli si distacca anche da Labriola, colui che lo aveva spinto allo studio del marxismo. Croce non accetta infatti che il materialismo storico sia considerato un canone di interpretazione storica. Il Capitale di Marx non può essere considerato secondo Croce né una descrizione storica né un trattato di economia. Dal punto di vista economico esso contiene degli errori (ad esempio a proposito del plusvalore che si fa derivare esclusivamente dal pluslavoro, senza considerare il rapporto che si instaura tra il bisogno di quella merce e la scarsità della stessa che inevitabilmente fa alzare il suo valore). Ma dall’altra parte quella del Capitale non è neppure una ricerca storica, bensì una costruzione ipotetica ed astratta di carattere sociologico e comparativo. Da un sistema così generale secondo Croce è impossibile dedurre un programma sociale marxistico. Per questo motivo il marxismo, per essere realmente concreto, il marxismo doveva non solo poggiare su un presupposto morale ma anche essere accompagnato dalla persuasione e dal sentimento. Nel 1917 Croce considererà benefiche le discussioni sul marxismo avvenute in Italia fra il 1890 e il 1900, il cui merito consisteva nell’aver ridato nuova vita alla storiografia e all’indagine filosofica. Grazie al marxismo infatti egli aveva riscoperto un Hegel calato nella concretezza della storia anziché teologo e metafisico. Ed inoltre aveva riconosciuto l’importanza della lotta e della forza nelle vicende storiche e politiche, in opposizione alle vuote astrazioni del diritto naturale e degli ideali democratici.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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