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Soggettività e possibilità in Kierkegaard



A Hegel interessano solo i “generi” (termine aristotelico) ossia il concetto di uomo, non i singoli uomini. Del resto la realtà ultima dell’uomo è anche nel cuore dell’insegnamento del cristianesimo che non si rivolge mai all’uomo in generale, ma tende ad instaurare un rapporto strettissimo tra il singolo e Dio. La filosofia di Hegel è allora sostanzialmente anti-cristiana e solo attraverso ragionamenti ingannevoli Hegel aveva fatto credere il contrario. È da questo che consegue un primato assoluto alla soggettività. Hegel è interessato all’Assoluto dove il soggetto diventa un momento parziale e incompiuto di esso. Ma per Kierkegaard è impossibile porsi dal punto di vista dell’Assoluto. Per quanti sforzi faccia l’uomo non esce mai dalla sua soggettività. Ciò però non impedisce secondo Kierkegaard che la soggettività assuma un valore assoluto. Nella sua tesi di laurea Il concetto di ironia egli analizza l’ironia socratica e sostiene che essa è una soggettività infinitamente negativa perché nega ogni determinazione (ossia ogni volta che qualcuno sostiene una tesi Socrate è pronto a negargliela). Ma allo stesso tempo questa negatività infinita apre la possibilità ad una soluzione positiva. Infatti Socrate che rappresenta una soggettività finita, si accorge dell’esistenza di una soggettività infinita nel momento in cui ogni soggetto esprime una tesi soggettiva dell’esistenza che alla fine risulta errata o contraddittoria, infondendo in Socrate la consapevolezza di un principio indeterminato dell’esistenza stessa, che egli non conosce ma di cui intuisce la possibilità. Ponendosi dal punto di vista dell’Assoluto, Hegel si era proposto di comprendere filosoficamente la necessità dell’essere. Invece rimanendo nella sfera del soggetto non esiste più necessità ma possibilità (egli può scegliere o non scegliere, o addirittura scegliere di non scegliere).L’esistenza è un insieme di possibilità. La nostra vita è un insieme di possibilità. Dalle più importanti alle più marginali; è in questo modo che si giunge all’aut aut.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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