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Educare alla sapienza: La Satira dei mestieri e i Proverbi


La sapienza è un sapere pratico, legato a competenze che possono esser trasmesse di padre in figlio.
La sapienza è un sapere pedagogico ma rifiuta le pedagogie sistematiche e sicure di sè, prediligendo una apertura problematizzante che la poesia restituisce in modo adeguato. La pedagogia sapienziale è arte di narrare storie, che siano aperte e mai definitive e che richiedono il contributo attivo dell’educando per la loro eventuale continuazione.
Alcuni testi sapienziali dell’antico Egitto ci aiuteranno a penetrare in questo nesso tra poesia e didattica:
a)l’insegnamento di Kethy noto come Satira dei mestieri. Il padre vuole convincere il figlio che la carriera di scriba è la migliore che si possa affrontare e che lo studio è perciò cosa importante e necessaria per una vita dignitosa. La carriera di scriba serve per acquistare fama e rispetto nei confronti degli uomini.
Per convincere il figlio dell’assoluta superiorità della carriera di scriba rispetto alle altre opportunità professionali, Kethy inizia una vera e propria “satira dei mestieri”: una dopo l’altra le varie occupazioni possibili nel mondo dell’antico Egitto sfilano di fronte al ragazzo mostrando le loro difficoltà.
Il disprezzo per il lavoro manuale che è evidente nel discorso del padre diventa indirettamente una denuncia delle condizioni inumane dei lavoratori.
La caratteristica che distingue in modo peculiare l’occupazione dello scriba dagli altri mestieri e che la rende appetibile per il ragazzo è la sua autonomia.
Il giovane scriba potrà iniziare il percorso che lo porterà a quella che è la meta più ambita: l’acquisizione di una rispettabilità sociale, di uno status, di un “nome”.
b)l’insegnamento di Ptahhotep si apre con un’amara riflessione sul trascorrere del tempo e sulla vecchiaia; il maestro può essere davvero tale perché si avvicina al tempo della morte. La pedagogia dello scriba qui è collocata su uno sfondo maggiormente filosofico: è vero che lo scriba deve coltivare l’umiltà; ma questo atteggiamento è anche motivato da un giudizio più ampio sul corso dell’esistenza umana occorre essere umili per compiacere i padroni ma anche perché in questo mondo si compiace Dio. Anche qui troviamo infine quella che è la posta in palio più importante: “farsi un nome”, farsi ricordare. Questo richiama l’idea della morte e del carattere precario e transitorio dei giorni terreni.
c)l’insegnamento di Ani ci presenta una vera e propria pedagogia della morte, in senso materiale legato alla necessità di stabilire presto il luogo della propria sepoltura. Il giovane non si illuda che la sua giovane età possa farlo considerare al riparo dalle ali della morte, perché essa non rispetta criteri cronologici. Dove questo documento ci appare fortemente caratterizzato in senso pedagogico è nello straordinario dialogo tra padre e figlio che esso inscena; si tratta di una battaglia tra un ragazzo che non ha nessuna voglia di essere educato e un padre che mette in campo tutta la forza del mentore.
È qui in gioco un tema fondamentale per la storia dell’educazione, ovvero il rapporto tra le inclinazioni “naturali” dell’essere umano e la loro modificabilità nel corso di un progetto pedagogico.
Questo documento ci restituisce poeticamente l’immagine di un conflitto da sempre interno alle dinamiche educative: il figlio in questione è un ragazzo come tanti, che vuole divertirsi e non si sente pronto per studiare, e il padre è un adulto come tanti, che pensa di poter imporre la disciplina e la conoscenza senza tener conto dei tempi e delle obiezioni del fanciullo (se si deve educare non bisogna farlo con violenza e percosse ma ascoltando e criticando le obiezioni dell’educando).
d)l’Insegnamento di Amenemope. In questo testo è evidente lo slittamento in senso morale delle istruzioni fornite all’allievo. È una pedagogia negativa: c’è attenzione all’ultimo (povero, orfano, vedovo).
La Sapienza israelitica compie un passo ulteriore: nei primi 9 capitoli del libro dei Proverbi l’argomento principale è l’invito che il padre fa al figlio perché acquisti la sapienza.
Laddove la pedagogia sapienziale si fa più concreta e più efficace a livello educativo è nel personaggio della donna adultera; la donna adultera simboleggia la conversione degli israeliti a culti di altri popoli; YHWH è il compagno della giovinezza che la forestiera ha lasciato per vendersi ad altri culti, e il ragazzo non deve fare la stessa cosa, deve rimanere fedele al suo amore giovanile.
Il messaggio pedagogico è chiaro: per combattere il male occorre smascherarlo nella sua pretesa di fare del bene al soggetto. Il ruolo della Sapienza non è solo quello di dare consigli, ma di mostrare il senso delle cose attraverso esempi.

Tratto da EDUCAZIONE E POESIA di Anna Bosetti
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