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L’attualità dei "ragazzi selvaggi"


I ragazzi selvaggi hanno sempre esercitato un fascino denso di forte inquietudine.
Il ragazzo selvaggio, quando si è rivelato nell’incontro con il non selvaggio, ha sempre rappresentato una sfida alla definizione del rapporto tra ciò che sarebbe innato e ciò che sarebbe appreso.
Oggi, se a qualcuno capitasse di intravedere un possibile ragazzo selvaggio, la segnalazione a una qualche autorità sarebbe doveroso e istintivo. Pur comprendendo le eventuali resistenze del ragazzo selvaggio alla propria cattura, la violenza sarebbe conciliata con la necessità di una forzatura funzionale al benessere del ragazzo selvaggio stesso, il quale, essendo appunto selvaggio, non potrebbe comunicare con assenso o dissenso verso questo atto di costrizione esercitata nei suoi confronti.
Il ragazzo selvaggio e l’aspirante suicida
L’azione protettiva nei confronti del ragazzo selvaggio scatterebbe automaticamente, così come lo stesso tipo di azione protettiva scatterebbe automaticamente se qualcuno, per esempio, passeggiando su un ponte intuisse dei movimenti di una persona vicina al parapetto che potrebbe trattarsi di un possibile suicidio.
Ma se, successivamente al salvataggio, l’aspirante suicida, a differenza del ragazzo selvaggio, sottolineasse la mancanza di richiesta d’aiuto, qualche dubbio potrebbe sorgere anche al più convinto salvatore.
Riflettere sui ragazzi selvaggi e sulle azioni educative a loro rivolte, così come riflettere sul caso dell’aspirante suicida, significa utilizzare una lente d’ingrandimento per mettere a fuoco alcune situazioni estreme che, pur attenuate e sfumate, appartengono alla quotidianità degli educatori e degli educandi.

Tratto da L’EDUCATORE IMPERFETTO di Anna Bosetti
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