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Lavoro educativo e lavoro assistenziale


Alle volte sembra di percepire che il rischio del lavoro educativo sia quello di sconfinare nel lavoro assistenziale.  
Il lavoro educativo produce il cambiamento, il lavoro assistenziale produce la riproduzione delle condizioni esistenti: il mantenimento dello status quo vitale, “solo” il soddisfacimento dei bisogni primari.
La “triangolazione” operatori assistenziali, educatori e utenti avviene, nella gran parte dei casi, in luoghi dove i soggetti interessati dagli interventi sono portatori di disagio conclamato (istituti di ricovero per anziani, istituti e comunità che ospitano soggetti portatori di importanti disabilità) e dove diventa impossibile e inopportuno distinguere tra lavoro educativo e lavoro assistenziale.
L’essere un’azione educativa o assistenziale non è riconducibile ai profili professionali, ma alla sua collocazione nel progetto di cura, al senso che viene attribuito e ricostruito dagli operatori impegnati e all’atteggiamento, curativo o non curativo, dell’individuo e dell’istituzione.

Non è sempre facile individuare quando la relazione è educativa e quando è altro da educativa.
Anche perché molte altre relazioni (sanitaria, assistenziale, psicoterapeutica) hanno in sé delle componenti che risultano essere definibili, a tutti gli effetti, educative, seppure non intenzionalmente educative.

Tratto da L’EDUCATORE IMPERFETTO di Anna Bosetti
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