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Il principio di conservzione dei valori giuridici

Il principio di conservzione dei valori giuridici


Esiste un'altra via percorribile rispetto la soluzione demolitoria. L'autorità procedente può infatti diversamente indirizzare la sua reazione nei confronti dei propri provvedimenti che si presentino, sempre in sede di riesame, viziati sul piano della legittimità o del merito, e quindi, invalidi.
Generalmente in dottrina si spiega il fenomeno facendo ricorso al principio di conservazione.
Il provvedimento di primo grado verrebbe così ad essere ricostituito nella usa validità perduta, mediante un "convalescere" che ne assicura la sopravvivenza giuridica: l'atto invalido e i suoi effetti vengono conservati attraverso l'adozione di un nuovo provvedimento conclusivo del procedimento di riesame. Si deve distinguere tra convalescenza e conservazione del provvedimento invalido: con la prima si eliminerebbe il vizio originario, mentre con la seconda l'atto sarebbe reso inattaccabile all'impugnativa giurisdizionale mediante il suo giudice naturale.
Gli istituti della convalescenza e della conservazione sono tutti identicamente riconducibili ad una autotutela diretta non alla rimozione dell'atto invalido, bensì alla sua sanatoria.
La scelta deve comunque essere operata dall'amm. agente in sede di riesame: l'amm. potrebbe scegliere di esercitare il suo ius penitendi eliminando l'atto invalido, oppure sanandolo in conformità del diverso ed opportuno principio di conservazione.
Ma attraverso quali criteri l'amm. sceglie?
Nel procedimento di riesame il principio di conservazione acquista una valenza significativa: non è solo un criterio ermeneutico il cui valore logico si esprime per l'interpretazione del provvedimento amm. alla stessa stregua di un contratto o di un testamento.
Siamo dentro un procedimento di secondo grado il cui esito non può unicamente consistere nell'accertamento dell'atto di invalidità di primo grado e nella sua reazione demolitoria. Infatti gli esiti del riesame sono plurimi: la valutazione dell'atto, in termini di sua conservazione, può sfociare in un provvedimento di conferma, che accerta la validità dello stesso. Sarà nell'ambito della ponderazione che per il riesame deve prevalere, come soluzione più producente per la cura dell'interesse pubblico primario, l'adozione di un provvedimento che sia intonato al principio di conservazione dell'atto oggetto del riesame medesimo.  
Non è dunque questione di possibilità, ma l'amm. qui agente in secondo grado ha l'obbligo di perseguire questo risultato.
Il principio di conservazione dei valori giuridici non è in definitiva applicabile solo ad un provvedimento di cui è stata accertata l'invalidità: l'esito del riesame può essere anche positivo e in questo modi si avrà la conservazione del provvedimento di primo grado che si ottiene con l'acclaramento della sua validità, mediante un atto di conferma accertativa della stessa.
Forse sarebbe bene parlare di sanatoria e conservazione del provvedimento come espressione delle varie forme attraverso le quali si conclude il riesame conservativo: esiti tra loro diversi, modificativi, emendativi, altra semplicemente confermativi, che vanno oltre la meccanica conservazione dell'atto.
La conservazione del provvedimento di primo grado si ottiene con la dovuta ricerca, da parte dell'amm. agente, di una interpretazione dello stesso che sia confermativa della sua validità.
Tra tutti gli esiti possibili del riesame, l'amm. procedente dovrà scegliere quello più consono al principio di conservazione: in difetto di una simile soluzione prioritaria, potranno trovare applicazione gli altri strumenti di reazione, espressione dello ius penitendi.  

Tratto da DIRITTO AMMINISTRATIVO di Beatrice Cruccolini
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