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La girandola della mostruosità


La seconda inquadratura è ancora più nodale, dato che attiva un secondo ragionamento figurale che vedremo porsi alla base delle relazioni tra i temi del film. Quello che si rivelerà essere uno dei protagonisti assoluti del film, il dottor Treves, è ripreso di spalle, rivolto verso una parete ove sono poste un folto numero di girandole. Il dottore (osservatore installato sul piano dell’enunciato) fissa le girandole. Per un attimo, esse sono il fulcro dell’immagine e portano gli osservatori in campo (enunciato ed enunciazionale) verso una lettura astratta, dove si segue il moto interno delle loro linee spiraliformi. L’occhio segue una traiettoria centripeta, ma essa finisce in un nulla di fatto, riaprendo verso una tensione centrifuga; a sua volta, questa finisce in una linea senza destino, che costringe a tornare sui propri passi, subendo un nuovo movimento apparente centripeto, e così via. Questo formante che si esplica in una sorta di tratteggiamento continuo di un “movimento pentito” entra in una certa relazione alla logica con la tipica musica da fiera che attraversa le prime sequenze del film: dalla gaiezza alla mestizia e ritorno, in un andirivieni senza fine.
Treves si volta finalmente all’indietro, palesando il suo viso all’enunciatario; sembra confuso, quasi in trance. L’osservatore enunciazionale si infila in una folla attraversata da moti eterodirezionali; non è chiaro se si orienta, oppure se segue di volta in volta fatti salienti o direzioni di folla dominanti. Treves, per contro, pare assumere una direzione decisa, finché il dettaglio di un’iscrizione (“Freaks”) non ne indica ancor più chiaramente la meta.
Dopo essere passato per stanze con feti deformi conservati in contenitori di vetro e additati da iscrizioni del tipo il “frutto del peccato originale”, dopo aver incontrato donne barbute e altre attrazioni, Treves giunge infine davanti a un drappello di persone con alle spalle un carro. Questo reca un manifesto dominato dall’iscrizione “The Terrible Elephant Man”. Un probabile ispettore della polizia sostiene che lo spettacolo che intende censurare umilia (“degrades”) lo spettatore e la creatura stessa; inoltre, egli dissimila i freaks da tale mostro, la cui mo-strazione/visione è inaccettabile.
The Elephant Man viene reputato per contro un mostro, ossia qualcosa di irredimibile. La visione a compenso è abietta perché senza compensazioni, senza ironie reciproche. L’umiliazione bilaterale di spettatore e di mostro è data da un’intersoggettività ove l’assurdità di una comparazione non può più avere in memoria un parametro di razionalità, di buona forma; per contro, spettatore e mostro si trovano entrambi degradati da una sovraesposizione reciproca che sigla la rottura anche del più eccentrico specchio deformante. li mostro è un riflesso inaccettabile, quanto la persona normale lo è per lui.

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