Il complesso delle norme vincolanti per il giudice

Il complesso delle norme vincolanti per il giudice

In definitiva, affermare che il giudice è soggetto alla legge significa, più am­piamente affermare che il giudice è soggetto al complesso delle norme per lui vincolanti, che sono quelle che derivano dalle fonti del diritto statale e quelle alle quali, comunque, l'ordinamento dà la sua forza, come ad esempio le norme prodotte da ordinamenti stranieri, le norme di equità e le norme negoziali.
Per comprendere il senso del discorso (quindi il fatto per cui il giudice non può porsi al di sopra della legge) si pensi all'applicazione, da parte dei giudici, dei c.d. concetti giuridici indeterminati, il cui uso è sempre più frequen­te nelle legislazioni moderne, in quanto con essi si attribuisce elasticità all'ordi­namento, permettendo alla legge scritta, per un verso, di mantenersi attuale no­nostante i mutamenti dei tempi e, per altro verso, di essere applicabile a molte­plici, e particolari, casi singoli. Tra i concetti giuridici indeterminati di più fre­quente applicazione: la "giusta causa" di licenziamento (art. 2119 c.c. e l. 604/1966 sui licenziamenti individuali) la "scarsa importanza" dell'inadempimento che impedisce la risoluzione del contratto (art. 1455 c.c.), la "eccessiva onerosità sopravvenuta" di una pres­tazione che fonda la risoluzione del contratto (art. 1467 c.c.), la "contrarietà al buon costume" che rende illecita la causa (art. 1343 c.c.) e quindi nullo il contratto (art. 1418 c.c.), la "concorrenza sleale" (art. 2598 c.c.).
Se si vogliono definire in astratto tali concetti, si riesce ad individuare solo un affermazione di principio che resta, in fondo, indeterminata. Cosi, ad esem­pio, si può dire che si ha giusta causa di licenziamento quando si rompe il rap­porto di fiducia tra datore di lavoro e prestatore di lavoro o, se si vuole, quando quest’ultimo incorre in gravi o notevoli inadempimenti ai suoi obblighi contrat­tuali.