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Modelli culturali e credenze

Modelli culturali e credenze


I modelli culturali vivono delle credenze che individui e comunità producono, condividono e modificano. Ogni cultura si configura, pertanto, come una costellazione di credenze, adeguatamente estesa per affrontare i vari aspetti della realtà fisica e sociale, relativamente stabile e convenzionalmente condivisa dalla maggioranza degli attori di una data comunità.
Tale costellazione costituisce una mappa in grado di spiegare le varie situazioni ambientali in cui il soggetto vive, in modo da fornirgli una chiave interpretativa per ogni fenomeno.
Qualsiasi costellazione di credenze è articolata fondamentalmente in due sottogruppi distinti, fra loro eterogenei: quello delle credenze positive e quello delle credenze negative. Il primo è l’insieme delle credenze che il soggetto adotta e ritiene vere, giuste ed efficaci; mentre il secondo è l’insieme delle credenze che il soggetto decide di non adottare, poiché non le valuta vere o perché le ritiene irrilevanti, anche se sa che altri soggetti potrebbero abbracciarle.
In ogni sottosistema vi sono credenze centrali (o primarie) e credenze periferiche (o secondarie). Le prime sono ritenute indispensabili per definire e proteggere la propria identità culturale, conseguire una posizione di prestigio all’interno di un dato ordine sociale della propria società o evitare forme di emarginazione in caso di disimpegno. Queste credenze assurgono al valore di simbolo e, in quanto tali, sono al centro dell’attenzione da parte della maggioranza di una certa comunità, che le condivide, apprezza e, in caso di attacco, le difende con forza e convinzione. Parimenti, la loro infrazione è fortemente sanzionata e punita.
Le credenze periferiche, invece, sono specifiche e aggiuntive più soggette a eccezioni e più facilmente modificabili o sopprimibili. La loro infrazione, quindi, non suscita particolari reazioni.
La costellazione di credenze si propone di rispondere agli eterni quesiti che gli esseri umani si pongono circa la loro origine, il loro destino, ecc. Entra qui in azione il concetto di ortodossia, inteso come fondazione della verità, accettabilità, validità, percorribilità e efficacia delle credenze proposte da una certa comunità.
Al suo interno uno o più gruppi di persone si candidano a diventare il depositano delle credenze, poiché si assumono la responsabilità di farsene garanti. Basta pensare ai sacerdoti, ai bramani, ai giudici, agli ideologi di partito ecc. Tali gruppi svolgono diverse funzioni culturali di primaria importanza. Innanzitutto, si propongono di stabilire e rafforzare la consistenza e la robustezza dottrinale dei sistema di credenze di riferimento, di giustificare in modo logico (razionale) o storico (documentale) la sua fondazione, nonché di difenderlo in caso di attacchi da parte di chi non vi aderisce.
In secondo luogo, i gruppi depositari del sistema di credenze svolgono la funzione culturale di regia e governo, poiché si prefiggono di rafforzare il grado di apprendimento, adesione e consenso dei partecipanti alla dottrina, vigilando sull’applicazione delle credenze nelle loro pratiche quotidiane, stabilendo e presiedendo i rituali di rinnovamento e ravvivamento delle credenze, ecc.
In terzo luogo, tali gruppi assumono la funzione culturale di controllo e sanzione. Essi, infatti, procedono alla regolamentazione delle espressioni ideologiche dei partecipanti, intervengono e ammoniscono in caso di devianze eterodosse, puniscono le infrazioni e le rotture (i cosiddetti scismi ideologici).
Pur essendo composta da sottogruppi diversi, fra loro disposti in modo gerarchico, la costellazione delle credenze funziona quindi in modo solidale e globale secondo tre parametri distinti: a) grado di permeabilità vs impermeabilità fra credenze positive e credenze negative; b) accentuazione vs riduzione della distanza fra credenze positive e credenze negative; c) grado di connessione forte vs debole fra credenze centrali e credenze periferiche. In funzione di questi parametri si può osservare concretamente il livello di dogmatismo ideologico che caratterizza le persone in una data comunità. Si ha una condizione di forte dogmatismo, quando: a) il sistema delle credenze positive e quello delle credenze negative restano fra loro impermeabili e impenetrabili; b) vi è una grande distanza fra le credenze positive e quelle negative; c) le credenze periferiche dimostrano un’accentuata dipendenza dalle credenze centrali attraverso un processo di assimilazione e assorbimento delle prime nelle seconde. Il dogmatismo forte, presente soprattutto nelle religioni monoteistiche, è quindi caratterizzato da una concezione monolitica, granitica e assolutamente incontrovertibile della realtà.
È inevitabile che un certo grado di dogmatismo sia fisiologico e quindi presente in ogni cultura e persona, in quanto si fonda sulla loro identità e sulla loro adesione a un certo sistema di credenze. Esso, peraltro, rimane compatibile con una condizione di tolleranza e pluralismo culturale. Al contrario, il dogmatismo forte, oltre a porre in evidenza un livello elevato di rigidità mentale, costituisce anche una premessa fondamentale per l’etnocentrismo, poiché implica l’assolutizzazione del proprio punto di vista con l’esclusione di quello degli altri.

Tratto da LA MENTE MULTICULTURALE di Anna Bosetti
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