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La civiltà della valle dell’indo

La valle dell’indo è abita fin dai tempi preistorici. A partire dal quarto millennio a.C. si apre la cosiddetta età della regionalizzazione, così chiamata per la presenza nell’area di varie culture regionali e la nascita di veri e propri centri proto-urbani lungo le principali vie di comunicazione. Nel periodo detto dell’integrazione (2600-1900 a.C.) diverse di queste culture regionali si fusero assieme, dando vita alla Civiltà della Valle dell’Indo. 

Tale civiltà aveva due centri principali: Harappa nell’alto corso dell’Indo e Mohenjo-Daro nel basso corso; non è chiaro se le due città fossero metropoli di un unico stato o capitali di due stati distinti, tuttavia erano legate da intensissimi rapporti reciproci e commerci, senza dubbio favoriti dall’Indo, che fungeva da arteria commerciale e politica. Come dimostrano le loro imponenti rovine, esse furono costruite sulla base di un preciso piano regolatore: entrambe erano dominate da un tempio-palazzo sito sul bordo occidentale dell’area urbana e le case erano dotate di elaborati sistemi di tubazioni e canalizzazione delle acque di scolo. La civiltà della valle dell’Indo aveva connotati eminentemente urbani e le sue attività economiche si basavano sul commercio fluviale e marittimo; la scrittura (ancora non decifrata), era diffusa e sono giunti sino a noi diversi reperti. 

A partire dal 1900 a.C. la Civiltà della valle dell’Indo iniziò a declinare, ma i motivi di ciò sono tutt’ora in gran parte oscuri. L’ipotesi più accreditata è che l’inaridimento del Ghaggar-Hakra, un antico affluente dell’Indo, provocò la trasformazione in deserto di un’area fertile di grande importanza, determinando una serie di sommovimenti sociali che misero in crisi il sistema politico spingendo le entità periferiche a rendersi indipendenti dal potere centrale. È certo tuttavia che, successivamente al 1500, questo declino fu accelerato dall’invasione da parte degli Ari, una popolazione indoeuropea che dall’altopiano iranico si era progressivamente mossa verso la valle dell’Indo. Si ritiene che gli Ari non conoscessero la scrittura e di loro si sa molto poco. Non diedero vita ad uno stato unitario, ma piuttosto ad un sistema di potere diffuso e ad una civiltà basata sull’agricoltura e l’allevamento. Risale alla loro dominazione anche la rigida separazione in caste della società e la prima stesura dei Veda, redatta in una lingua precedete al sanscrito ma strettamente affine ad esso. 

Tale situazione si protrasse fino a circa il IV secolo a.C., quando emersero alcune formazioni maggiori, organizzate in repubbliche aristocratiche o principati assoluti. Fra queste la più importante fu il regno di Magadha (l’odierno Bihar), che divenne egemone nell’India settentrionale ed i cui re furono i primi sostenitori del buddismo. In questo stesso periodo inoltre furono condotte le invasioni di Dario I (516-513), che trasformarono la Valle dell’Indo e gli odierni Pakistan ed Afghanistan, in una delle venti satrapie del vastissimo Impero persiano. La presenza persiana in india fu tuttavia solo nominale, anche se contribuì a portare nel subcontinente le conoscenza tecniche dell’area mediorientale e viceversa. Ancora più transitoria e debole fu, nel 326, la sortita di Alessandro Magno, con la quale si chiude questa veloce narrazione delle vicende dell’India primordiale. 

Tratto da STORIA DEL VICINO ORIENTE ANTICO di Lorenzo Possamai
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