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La laicità pluralista come norma di riconoscimento


Se si vuole trovare una definizione di questo nuovo modello di laicità si può parlare di una laicità pluralista, diversa da quella monista in competizione con altri valori e con le culture e religioni, un laicità aperta all’inserimento di principi corrispondenti alle differenti identità ed “energie che fanno vivere la società”.
L’unica condizione posta all’accoglienza è che si tratti di concezioni tollerabili dall’eguaglianza, suscettibili cioè di conservare la natura di differenze e di non tramutarsi in disuguaglianze.
In tal modo la laicità si caratterizza come neutralità “attiva” o “positiva”: da criterio di neutralità indifferente e di imparzialità distante o disimpegnata a separazione che contiene l’attitudine dello Stato a porsi “a servizio di concrete istanze della coscienza civile e religiosa dei cittadini”.
Il rifiuto del comunitarismo in direzione dell’integrazione può aversi probabilmente con una laicità che assuma a sua volta una prospettiva interculturale e interreligiosa.
Non indifferente alle culture, ma loro riconoscente a di loro garante.
Una delimitazione dell’ambito delle scelte costituzionalmente legittime, al cui interno sono possibili legittime alternative funzionali al rispetto delle diverse identità.
La nostra Costituzione ne riflette l’esito nell’art. 3, laddove sono indicate le differenze che non possono legittimare distinzioni tra le persone.
L’universalismo dell’eguaglianza, l’eguaglianza nei diritti fondamentali, non è omologazione, rimozione o distruzione delle differenze, che formano le diverse identità delle persone; non è incompatibile, ma anzi deve convivere con il rispetto di esse proprio per essere fedele alla sua essenza.
Diventa incompatibile, ed impone allora la sua supremazia, solo quando quelle differenze si trasformano in illibertà e disuguaglianze, in “ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” e diventano allora “intollerabili”.
Non è facile individuare il confine tra differenza e disuguaglianza, la prima da garantire e la seconda da contrastare.
Occorre orientarsi in base ad un principio normativo: che, per quel che di è andato osservando, non può essere né la laicità indifferente né il multiculturalismo delle comunità separate e dotate di autodichia.
La laicità della distinzione e dell’accoglienza, la laicità ospitale, è il criterio normativo fornito dalla nostra Costituzione e dal costituzionalismo.
Questa laicità consiste nel riconoscimento dell’eguale diritto a sviluppare le differenti identità “che fanno di ciascuna persona un individuo diverso dagli altri e di ciascun individuo una persona come tutte le altre”.

Tratto da EGUAGLIANZA E DIVERSITÀ CULTURALI E RELIGIOSE di Stefano Civitelli
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