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Cézanne alla ricerca della verità essenziale delle cose


Tuttavia l’esperienza impressionista fu per lui solo l’inizio di una ricerca che lo vide tormentarsi continuamente nella speranza, di giungere a quella verità essenziale delle cose che l’impressione visiva non poteva esaurire. Questa ricerca fu così importante da generare in lui non solo insoddisfazione per tutto quello che riusciva a fare, ma persino disgusto per quelle opere che riteneva imperfette e che lo facevano piombare in uno stato di profonda frustrazione.
Racconta a tal proposito Jean Renoir – il figlio del grande pittore:
“un giorno mentre Renoir dipingeva nella campagna di Aix con Cézanne, questi fu preso da un bisogno impellente e andò dietro una roccia, portando con sé un acquerello che aveva appena terminato. Renoir gli corse dietro e gli strappò il quadro dalle mani, rifiutandosi di restituirlo finché Cézanne non gli ebbe promesso che non lo avrebbe distrutto”. Il lavoro fu per lui l’unica ragione di vita! La morte gli si avvicinò il 15 ottobre 1906 durante un tremendo temporale – che colse l’artista all’aperto, mentre dipingeva la sua amatissima Montagna Sainte-Victoire, procurandogli un collasso e la perdita dei sensi – e lo prese con sé dopo pochi giorni, il 22 ottobre. Nel 1903, scrivendo al mercante d’arte Ambroise Vollard, Cézanne così esprimeva il suo stato d’animo di ricercatore al quale sembra di intravedere la verità, di avvicinarsi a lei sempre più, ma che non è certo di poterla finalmente contemplare e possedere:
“lavoro tenacemente, intravedo la Terra promessa. Mi accadrà come accadde al gran capo degli Ebrei, o vi potrò entrare?”.
E ancora, il 21 settembre 1906, così scriveva all’amico pittore Emile Bernard (Lille, 1868-Parigi, 1941):
“Raggiungerò lo scopo tanto cercato, e per tanto tempo inseguito? Lo spero, ma poiché non l’ho raggiunto, mi pervade un vago stato di malessere, che sparirà solo quando avrò raggiunto il porto, cioè, quando avrò realizzato qualcosa che si sviluppi meglio che in passato e nello stesso tempo dimostri le mie teorie. Queste sono sempre facili, è il provarle quello che presenta serie difficoltà. Continuo dunque i miei studi”.
Il disegno di Cézanne è deciso ed è realizzato con linee ondulate che si sovrappongono nel delimitare i contorni, mentre un tratteggio rapido indica le zone in ombra e modella i volumi. Talvolta al disegno a matita si aggiungono delle macchie d’acquerello. La tecnica adoperata con quest’ultimo, impediva ai colori di mischiarsi e la loro sovrapposizione dà luogo a vari piani determinanti lo spazio.
Cézanne tra l’altro, lasciava bianco il foglio nei punti colpiti direttamente dalla luce. Ma neppure le masse venivano completamente rifinite (è il caso delle mele dell’acquerello Mele, bottiglia, schienale di sedia, eseguito tra il 1900 e il 1906) bastando così il colore già dato a indicarne la forma.

Tratto da STORIA DELL'ARTE CONTEMPORANEA di Fabio Pavani
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