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L'idea di paesaggio in arte dal rinascimento al romanticismo

L'idea di paesaggio in arte dal rinascimento al romanticismo


L’idea di paesaggio è estranea sia alla cultura antica pagana, sia alla cultura cristiana medievale e comincia a delinearsi solo nel Rinascimento. L’interesse artistico per il paesaggio nasce da un più generale interesse sentimentale per la natura, conseguenza del progressivo distanziarsi dell’uomo moderno da essa e di una nostalgia della sua perdita. L’amore per la bellezza naturale è sempre nostalgia per qualcosa che si è perduto; sono infatti le epoche, le civiltà, i ceti che non hanno più un rapporto diretto e quotidiano con la natura a elaborarne la percezione estetica. Jacob Burkhardt nel saggio del 1860 intitolato “La civiltà del Rinascimento in Italia”, fisserà anche una simbolica data di nascita per la scoperta del paesaggio. Si riferiva alle riflessioni ispirate in Petrarca, da lui considerato “uno dei primi uomini perfettamente moderni”, da un’escursione in compagnia del fratello sul Mont Ventoux, vicino ad Avignone, durante la quale, contemplando la bellezza dei panorami, gli si rivelò l’inadeguatezza della concezione cristiana della natura. Simbolicamente Burckhardt attribuì l’illuminazione di Petrarca alla lettura, una volta giunto sula sommità del Mont Ventoux, del passo del libro X delle Confessioni di S. Agostino, in
cui è scritto che il sentimento di ammirazione che si prova per gli spettacoli della natura “rende immemori di se medesimi. Mentre oggi siamo più inclini a pensare che oggi la natura sia tanto più bella quanto più incontaminata, per millenni è stato l’opposto, nel senso che la sola natura che desta interesse è quella che reca la mano dell’uomo, anzi essa è tanto più bella quanto più mostra i segni dell’operosità umana. Dunque ad esempio le montagne erano considerate luoghi sterili, inospitali, minacciose e misteriosi. A proposito del Rinascimento scrive Camporesi: “nel 500 non esisteva il termine paesaggio- nel senso moderno-quanto la parola paese”, qualcosa di simile a quello che per noi oggi è il territorio (spazio considerato sotto il profilo delle caratteristiche fisco ambientali alla luce dei suoi insediamenti antropici e delle sue risorse economiche), dunque apparteneva alla sfera estetica in modo del tutto secondario. È proprio nel periodo studiato da Camporesi che nascono la parola paesaggio (che presenta una duplicità di significato, è sia l’oggetto reale, e quindi la porzione di territorio, sia la rappresentazione dell’oggetto reale, cioè l’immagine che riproduce la porzione di territorio), che la moderna pittura di paesaggio. Il 400 e il 500 sono infatti i secoli in cui nasce in Europa per specializzazione un termine che indica la riproduzione pittorica di una porzione di territorio e successivamente, a partire da questo secondo impiego, nascerà il senso di paesaggio come territorio attualmente percepibile come sguardo.
Dopo gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena datati 1340, altri artisti cominceranno ad offrirci rappresentazioni con squarci di paesaggio come nella Madonna del cancelliere Rolin di Van Eyck, e la pittura di paesaggio si affermerà a partire dal Seicento olandese. È importante sottolineare che il notevole mutamento nella percezione della bellezza, propiziato dal diffondersi di una pittura di paesaggio, e quindi a partire dal Rinascimento, ha trovato solo molto lentamente la via di un riconoscimento da parte della teoria. Infatti il principio fondamentale rimaneva ancora quello dell’imitazione della natura e permane ancora la convinzione che l’arte umana una sorta di arte minore dell’arte divina; ma il concetto di mimesis assume un valore in parte nuovo, in quanto accentua l’importanza di un’osservazione diretta e scrupolosa dei prodotti naturali. Ciò è particolarmente evidente in Leonardo da Vinci che non
cessa di raccomandare uno studio autoptico della natura; il rapporto che il Rinascimento offre tra arte e natura è ben espresso nella sentnza di Durer: “l’arte è nella natura, chi sa trarla fuori, quegli
la possiede”. Per cui possiamo dire che i rinascimento è giunto alla fissazione di un concetto di bellezza artistica, ma non è giunto ad opporre la bellezza artistica con quella naturale; sarà la rivoluzione industriale prodottasi in Europa nel XVII secolo ad avere conseguenze importanti anche sul piano della percezione estetica della natura. Sarà ancora il Romanticismo, che da un lato esalta il valore estetico della natura a mettere in dubbio il principio mimetico liberando l’arte dalla sudditanza della natura, ma così facendo considerano il bello naturale superfluo o secondario e lo subordinano sempre più rispetto alla bellezza artistica.

Tratto da ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO di Alessia Muliere
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