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Introduzione a Jung


Ritorno alle fonti originali della psichiatria romantica e della filosofia della natura. Influenze familiari: nonno figlio illegittimo di Goethe. Poteri parapsicologici tra i suoi antenati. Dopo aver lavorato con pazienti psicotici al Burgholzi si rende conto che nei loro deliri e allucinazioni comparivano simboli universali (li chiamerà archetipi). Comincia a supporre che esista un'altra sfera dell'inconscio. Secondo il suo modo di pensare, tra i 35 e i 38 anni l'uomo vive una “svolta della vita”. Tra il 1913 e il 19 J scrive poco e compone la sua Nekia (?), il suo viaggio nell'inconscio. Per lasciar emergere il materiale inconscio non ricorre alle libere associazioni, ma scrive e disegna il contenuto dei suoi sogni e crea un finale e delle storie. In questo viaggio J incontra le figure archetipiche di Elia, Salomè e del saggio Filemone, e apprende che l'uomo può insegnare a se stesso cose di cui non è consapevole. Ma continua a curare le relazioni con il mondo e la mondanità: Nietzsche era impazzito perchè non era ancorato alla realtà. Jung capisce che il processo in cui era impegnato conduceva alla scoperta del sè = delle più intime componenti della personalità.
DA INCONSCIO A CONSCIO, DALL'IO AL SE'. Ecco l'individuazione. Nei sogni cominciano a comparire figure simili ai mandala tibetani.
Tra il 1913 e il 1919 periodo di malattia creativa e meditazione. Studio di testi cinesi, alchemici, gnostici. Compie numerosi viaggi. Nel 53 gli regalano il codex Jung. Jung era un uomo creativo. È vero che era convinto delle realtà di cui parlava, ma il suo proposito era quello, nella sua psicoterapia, di riportare il paziente alla realtà. Jung amava molto la vita sociale: bisognava anzitutto essere buoni cittadini.

Tratto da IL PENSIERO DI JUNG di Dario Gemini
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